Interviste d’Autore – Salvatore Massimiliano Assennato

Quali sono i suoi punti di riferimento letterari? Quali autori l’hanno più influenzata a livello stilistico e perché?

“Premesso che mi piace tutta la poesia, in questo momento prediligo la poesia tardo romantica e surrealista, ma in un certo qual modo accolgo volentieri tutta la poesia visionaria ed evocativa, perché riesce a creare atmosfere che mi sono molto congeniali: riescono a non avere significati univoci e danno così la possibilità al lettore di potersi addentrare sempre più in esse, creando sempre nuove atmosfere e nuovi orizzonti. In questo periodo i miei poeti di riferimento sono Baudelaire e soprattutto Rimbaud: questi poeti ci cantano e disegnano, con un linguaggio realistico e appunto evocativo, trame “trasfigurate”, li sento molto vicini al mio modo di esprimermi.”

Quale tra le poesie della raccolta sente più cara o rispecchia maggiormente il suo sé poetico e perché?

“Dire quale delle poesie sia quella a me più cara non saprei, se dovessi, però dire quale sento più vicina al mio sé poetico direi che sono quelle nelle c’è espressione di vita, riflessione, “esposizione” di ciò che siamo. Il poeta (e l’artista in genere) è colui che, in un certo qual modo, si “sacrifica” per tutti, diciamo una specie di “capro espiatorio, perché ha il coraggio di essere e raccontare ciò che è realmente, esponendosi al giudizio di persone che potrebbero non capire ciò che sta raccontando.”

I termini che sceglie di utilizzare nelle sue poesie sono ricercati e studiati oppure sono frutto dell’ispirazione del momento?

“In linea di massima sono immediati, derivano da una ispirazione del momento; mi piacciono i termini, come dicevo prima, che possono essere interpretati in diversi modi, termini che hanno tanti significati “poetici” e che possono essere fatti propri dal lettore, diciamo “personalizzati”. La poesia (come la musica) ha la capacità di esprimere, ma anche di esprimersi da sola e giungere fino al cuore di chi legge, rendendolo protagonista di quello che gli passa davanti agli occhi (o nel caso della musica, attraverso l’udito). La poesia (e l’arte in genere) è anche un grande desiderio di sé.”

Qual è il sentimento che la spinge a scrivere poesie? Sente che la aiuta ad affrontare meglio i sentimenti e la vita quotidiana?

“Parlare di un unico sentimento sarebbe forse riduttivo, diciamo che sono diversi che hanno delle linee comuni: la solitudine, l’inadeguatezza, il sentirsi estraneo a questa “illogica struttura” che noi chiamiamo realtà, grande desiderio di essere sempre “nuovi” e vivi. Ogni poesia che scrivo è il risultato di considerazioni sul mondo e sulla mia vita, in un certo qual modo mi sta aiutando a tirar fuori ciò che sono realmente e che è rimasto sepolto per molti anni, mi sta definendo nella mia verità. Compito dell’arte, secondo me, è quello di vivere e far vivere ciò che si è, in tal modo continuiamo a definire noi stessi,
a oltrepassare i nostri confini e orizzonti. L’essere umano è l’unico essere vivente che ha la capacità di evolversi, non solo materialmente, ma soprattutto spiritualmente, attraverso una continua ricerca e trasfigurazione” di sé.”

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