A lezione con Dantebus – Le figure retoriche

Ogni scrittore degno di questo nome ha utilizzato almeno una volta le figure retoriche. Questi particolari “artifici” si dividono in tre categorie: figure di suono, di significato e di ordine.

Le figure di suono sono ad esempio l’allitterazione o l’onomatopea. Un verso del Canzoniere di Petrarca (“di me medesmo meco mi vergogno”) è un bell’esempio di allitterazione della lettera M, con l’onomatopea invece si suggerisce il suono di determinate azioni (come il don don delle campane).

Quelle di significato sono le più comuni: allegoria, metafora, ossimoro ed iperbole. In particolare l’iperbole viene utilizzata nel linguaggio di tutti i giorni!

“Non fartelo ripetere altre mille volte!” è un esempio di iperbole!

Le più “preziose” sono invece le figure retoriche di ordine, utilizzate soprattutto nella scrittura poetica come il chiasmo, la climax e l’elegante enjambement utilizzato dai poeti di ogni epoca.

E voi scrittori, quali figure retoriche preferite?

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