Accadde oggi, nasce Ludwig Van Beethoven

Tutti noi conosciamo alcune delle straordinarie sinfonie composte da Beethoven: ma chi era davvero uno dei più grandi compositori di tutti i tempi?

Beethoven nacque il 16 dicembre 1770 a Bonn. Il padre lo avviò allo studio della musica a soli cinque anni. Nel 1792 lasciò Bonn per recarsi a Vienna, una volta lì cambiò casa all’incirca ventisette volte! Pare che analizzasse con cura ogni appartamento trovandogli sempre qualche difetto! Vi starete chiedendo perché Beethoven non vivesse a corte come tutti i musicisti suoi contemporanei. Fu uno dei primi artisti a ribellarsi al mecenatismo, rifiutandosi di restare a corte presso un nobile. Nonostante questa convinzione anche lui ebbe un principe, Lichnowsky, che lo stipendiò ma non per questo Beethoven trattenne il suo carattere a dir poco burrascoso! Nonostante in quel periodo la Germania fosse in guerra con la Francia venne invitato a cena presso la residenza del principe Lichnowsky, un generale francese. Tutti i convitati si aspettavano di assistere ad un concerto di Beethoven che non ne volle sapere di uscire dalla sua stanza, assolutamente contrario all’idea di suonare per i francesi. Il principe insistette ma lui non ne volle sapere: fece i bagagli e si incamminò, sotto la pioggia, fino a raggiungere Vienna!

Beethoven inoltre non sopportava l’idea che la sua musica fosse intesa come un mero sottofondo durante i ricevimenti dei nobili: durante un’esibizione a quattro mani con un altro musicista notò un conte che chiacchierava, o meglio flirtava, con una dama. Dopo essersi spazientito varie volte, si alzò, battè il pianoforte e disse: “Io per i maiali non suono!”.

Il suo carattere a dir poco burrascoso era ben noto anche ai suoi servitori, costretti a sottostare a tutte le sue stranezze: una di queste riguardava il suo piatto preferito, la zuppa di pane. Era solito condire la zuppa con delle uova che dovevano essere rigorosamente fresche! Così le governanti gliene portavano una decina che Beethoven guardava ed esaminava scrupolosamente, nel malaugurato caso in cui trovava qualche difetto, chiamava la governante urlando come un ossesso con l’intenzione di tirargliele addosso. Lei, ormai rassegnata, aspettava fuori dalla porta per evitare di essere presa in pieno dalle uova!

La situazione non cambiava di certo quando si recava a mangiare in qualche ristorante: un suo amico raccontò che durante un pranzo Beethoven si lamentò della qualità della pietanza con il cameriere che ebbe la cattiva idea di rispondergli a tono. Risultato? Beethoven gli tirò il piatto in faccia!

Tra il 1819 e il 1823 compose una delle sue opere più impegnative: la Missa Solemnis. Mentre camminava con lo spartito in tasca… lo perse! Fortunatamente (o forse no…) lo aveva ritrovato la cuoca che, non avendo idea di cosa ci fosse scritto sopra, lo utilizzò per incartare il burro e il formaggio!

Potremmo anche annoverare Beethoven tra i primi evasori fiscali. Pare infatti che falsificò una sorta di dichiarazione delle tasse nella quale aveva scritto che tutti i suoi averi ammontavano a 1.500 fiorini… Peccato che il nostro Ludwig riceveva all’incirca 4.000 fiorini da parte del principe Lichnowsky. Prima di ricevere questo stipendio Beethoven non era sicuramente benestante tanto che quando suonò nel 1829 la “Sinfonia N.9”, si presentò con un frac… verde! Pare che in quella circostanza si preoccupò molto del giudizio del pubblico, non tanto per la sua esecuzione quanto per il suo abbigliamento anticonvenzionale!

Una delle sonate più conosciute di Beethoven è sicuramente “Per Elisa”. E se non fosse questo il titolo corretto? Beethoven infatti aveva una pessima calligrafia e la leggenda vuole che i copisti, nel trascrivere lo spartito, lessero male il titolo originale che doveva essere “Per Teresa”.

Qualunque sia il vero titolo della sonata e malgrado il suo caratteraccio, Ludwig Van Beethoven non fu solo un musicista straordinario ma un fiero sostenitore della libertà dell’artista intesa come vera e propria libertà d’espressione rifiutandosi di comporre le sue opere su commissione: è stato il primo ad affermare il diritto dell’artista ad essere padrone di sé stesso e rispondere solo alle sue convinzioni.

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