MARILLA GUIOTTO

LA POESIA FA TORNARE IL TEMPO DELLA BAMBINA CHE ASCOLTA GLI ALBERI…

L’arte di Marilla Guiotto si fonda sull’idea che il poeta sia un nuovo sole che sorge a dare speranza e luce al mondo. I versi sono un faro nella tempesta che col suo bagliore indica la via per il porto sicuro, proprio quando la nave sembrava destinata a inabissarsi (“Incognita”). La poesia è un fuoco che riscalda il cuore e scioglie il gelo dell’anima. Il poeta è colui che si aggira nei meandri del castello abbandonato in rovina, perché in esso ode e vede ancora i balli e le danze del tempo, perché egli crede ancora nella sua rinascita e nel suo splendore: l’arte può valicare ogni confine e riversare i sogni nella realtà. Il poeta è un cavaliere che si pone in sella al suo cavallo per liberare l’anima, rinchiusa nella torre oscura dell’Io, del rimpianto, del non sentimento. «I poeti/sono anime/che si aggirano/lente e attente/attraverso stanze/da altri abbandonate./I poeti vergano/con sanguigno/e indelebile/inchiostro/impalpabili pensieri/su delicate/pagine intonse…/Sono i poeti/cavalleresche figure/libere e deliranti/della parola schiave/messaggeri dell’anima/parlante e adorante/in un mondo che va.» (“I poeti”). Marillla, allora, si schiera in prima fila brandendo tra le mani le uniche armi possibili: la penna ed il cuore. La poetessa abbatte le barriere (“Barriere), la sua è una battaglia senza protezioni, senza difesa, priva della maschere di un falso io, perché “chi ama davvero” lo fa offrendo tutto sé stesso alle emozioni. E non importa se ciò possa farci anche soffrire terribilmente, perché anche solo un attimo di vero amore ci può donare l’eterno. «Siederò un giorno/sul ramo più alto/della mia esistenza/e toccherò il cielo […].» (“Attesa”). Ecco che, allora, la poetessa mette le ali al proprio destriero e vola fra le nuvole, che galoppano come puledre (“Guardando il cielo”), vincendo i confini dello spazio e del tempo. Nel panta rei Marilla vede la madre nel presente tra riflessi argentei (“Angelo d’argento”) e nel passato quando lei era bambina. È la magia della poesia che rende possibile il tutto “ora”, è la meraviglia dei versi che portano ogni cosa “adesso” e “qui”, nuovamente e per sempre. Quella bambina piena di stupore, di meraviglia, di fantasia ascolta di nuovo soavemente la voce degli alberi. «La bambina che ascolta gli alberi/abbraccia il loro tronco e/aspetta ansiosa di udirne la voce./Ad un tratto un lieve/Stormire di foglie/quasi un mormorio, la sorprende./Solo lei e nessun altro/È in grado di sentir quel richiamo/che sembra sussurrare piano […]./Si trasforma ad un tratto in racconto/che narra con dolci parole/del tempo in cui vegliava sulle viole […].» (La bambina che ascolta gli alberi”). La poetessa è in grado di udire la voce del creato, della natura e della storia. Tra il perpetuo andare e venire delle onde del mare, l’alternarsi delle stagioni con le loro splendide peculiarità e l’avvicendarsi del tramonto e dell’alba, come una morte ed una rinascita continua, i versi di Marilla sono una dolce musica che fa vibrare l’anima e racconta e ricorda ad ogni uomo chi è, chi è stato e chi potrà essere. È ancora possibile tornare bambini ed ascoltare la voce degli alberi… «Quando senti qualcosa che ti fa vibrare il cuore, non domandarti mai cosa sia ma vivilo sino in fondo, perché quel brivido, quella sensazione si chiama Vita.» (Alda Merini).

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