CORPO TERRA E ANIMA
L’ars poetica dell’autrice GioSan prende vita nella sua “amata Sardegna” e si fonda su un principio basilare: corpo e anima sono un tutt’uno con la terra! L’idea essenziale è che: “L’anima e il corpo sono una sola e unica cosa.” (Spinoza). Tuttavia, mentre nell’essere umano questo concetto è più comprensibile, almeno a livello teorico, più profondo è allargarlo alla terra e connettervi tutto ciò. GioSan ci fa capire che la sua Isola ha un’anima e un corpo, proprio come una persona vivente e quindi, l’autrice che le è interconnessa, sente ogni esperienza di essa come se avvenisse realmente sul proprio corpo e sulla propria anima. Meravigliosi fiori della terra sono allora impressi sulla sua pelle: “Due margherite/sulla mia pelle/impresse per sempre/sono le mie stelle…” (“Le mie margherite”). È importante capire che si tratta un rapporto biunivoco e bidirezionale, di interscambio, cioè anche la terra sente su di essa ciò che avviene nel corpo e nell’animo dell’autrice. Dunque, scrivere sulla sabbia è come scrivere sulla pelle, così come affondare la mano nell’acqua è conficcarla nel cuore: “Se laghi nel profondo odore dei pensieri/risplende il canto oscuro dal lontano suono/lascia il bisogno nel lago, non condannare, non indugiare/quì non mi muovo, però fai piano quando picchi nel lago e/se stai bene nel tondo, non sbagli mentre picchi nel lago/tendi sempre e ovunque la mano.” (“Accerchio il Lago”). Con questo modo di vedere le cose: il mare è capace di accogliere una lacrima dentro di sé e trasformarla in qualcosa di magico: “Non c’è luce più potente di una lacrima che scioglie il mare/non c’ è dolore da paragonare alla marea del mare/non c’è pensiero da poter cambiare trasformare/non c’è silenzio senza dover ricordare/rimane fissato l’ incanto d’ aver amato tanto” (“La fine”). Le more diventano labbra e i graffi sulla pelle, per coglierle, sono come le ferite della vita; eppure anche nei momenti difficili, GioSan alza lo sguardo al cielo e lo vede fondersi col mare. Questo gli imprime coraggio e, mondate le ferite, è pronta a risalire in barca: “Le spalle a terra…/sto bene seduta sopra un masso, dentro si rallegrano le more/rosse come labbra disegnate a sangue, hanno un profumo di acerbo/pronto a svanire, pronto a vestire grappoli di polline nero/sono spine quelle pareti sospese nel vuoto, tappezzano quel labirinto gioco/i graffi quell’unica pena da tollerare, cancellare, nella stanza dalle mille fessure/niente freddo neppure caldo, quell’ incoscienza dentro è rasserenante/proprio in fondo ai sorrisi appesi, oltre agli specchietti luccicanti/osserviamo il cielo, eccome se lo vediamo, anche saltare in aria e, non importa/fuggire verso il mare, se viaggiavamo già di sogni sopra la barchetta costruita a mano” (“Graffi ripuliti”). La poetessa è evidentemente dotata di una sensibilità incredibile, che è elevata all’ennesima potenza dal GENIUS LOCI sardo: “Non dimenticate che la terra si diletta a sentire i vostri piedi nudi e i venti desiderano intensamente giocare con i vostri capelli”(K. Gibran). Stilisticamente, dato che l’eco delle emozioni viene ripetuto e propagato trai monti, le colline, la sabbia, gli scogli, l’erba, l’acqua, l’aria, il cielo e la terra, GioSan sceglie l’uso intensivo della Anafora. L’autrice libera il suo canto dal cuore e lo affida alla magia della poesia e alla sensibilità della terra, così, allora, come si susseguono i cerchi nell’acqua, il ritornello d’Amore si propaga sino all’Infinito e all’Immensità: “L’ amore è quel qualcosa che non tocchi, lo senti./L’ amore è quel qualcosa che è poco, quasi niente./L’ amore è quel qualcosa che c’è, esiste./L’ amore è quel qualcosa che viaggia, interrottamente/L’ amore è quel qualcosa che ricerchi, trovi/L’ amore è quel qualcosa che insegna a trovare l’ amore” (“Liberando l’Amore”). I lettori che si avvicineranno a queste poesie, lo dovranno fare con estrema delicatezza e attenzione, come se camminassero in un prato al buio, ricolmo di margherite. Calpestarne una sarebbe come calpestare il cuore dell’autrice. Dunque dovranno procedere con gentilezza e lasciarsi guidare dal profumo della terra e del mare. Fermarsi un attimo a sentire e poi avanzare passo dopo passo! GioSan ha dolcemente ricamato e intriso con le sue mani ogni verso di un incanto, leggendola con corpo e anima, la poesia illuminerà il manto verde e cammineranno (i lettori) a piedi nudi in questo splendida terra. Faranno allora anche loro parte di essa e potranno creare e generare fiori nuovi insieme alla poetessa: “Le mie mani le vostre radici/libere di espandere i vostri semi/creare voi nuovi fiori” (“Le mie margherite”).