GIANNI RED-BLACK ROSSO

LA POESIA, GRAZIE ALLO SPIRITO DEL RICORDO, RIDIPINGE I QUADRI STACCATI UN TEMPO DALLA PARETE

L’opera poetica dell’autore Gianni red-black Rosso, sulla scia del maestro Ungaretti, si fonda sull’idea base di una poesia “pura” e sulla sua attivazione tramite il ricordo. Gianni aderisce, infatti, alla concezione fondamentale del “Sentimento del tempo” di Ungaretti: la percezione fra il presente, il passato e l’eterno. I versi, dunque, sono raffinati, ridotti all’essenziale, per un profondo rispetto del LOGOS e della sua potenza generativa. Ogni rigo contiene poche parole, perché è molto importante anche lo spazio bianco entro il quale prendono forma. Allora la poesia diventa quasi una forma di pittura: “Scrivo perché non so dipingere” dichiara l’autore nella biografia. Tuttavia pur attingendo alla tradizione ermetica, Gianni eleva la sua poesia e pennella “timbricamente” l’arte con un suo stile, grazie ad un paradigma fondamentale: il ricordo! Esso genera emozioni e versi. È così profondamente il cuore dell’arte di Gianni, che viene definito come un’entità a sé: “Lo spirito dei ricordi…” (“CHAMBRES”). Non si tratta, dunque, di malinconia per un tempo passato, ma siamo di fronte ad un “rivivere” vero e proprio, una nuova presenza tangibile. L’autore vede come in una parete dove è rimasto solo il chiodo e l’alone del quadro che c’era appeso: “Quante volte/ci siamo tolti da noi/come si toglie/un quadro dal muro,/ci siamo guardati/come si guarda l’alone/lasciato dal quadro,/ancora resiste quel chiodo”mentre copriamo l’alone” (“QUADRI”). Gianni facendosi poeta, come con una nuova pennellata, riscrive, ricrea e ridipinge lo stesso dipinto sul muro (esattamente dov’era e com’era), riattaccandolo e contemplandolo per sempre. Lo Spirito del Ricordo, allora, grazie al miracolo della poesia, può far vedere ancora le tracce lasciate un tempo sulla sabbia e le emozioni di allora sono quelle di oggi: “Torno, a volte,/su quella sabbia,/pare ancor di ritrovare/impronte della mia seduta,/dei miei talloni/che modellano lo spasimo/di restar per sempre/ad osservar l’artificio sul mare,/gli occhi tuoi lucidi/abbracciati ai miei,/le nostre mani assieme,/desideri giovani di labbra/asciutte e timide./Torno, a volte,/su quella sabbia/a cercar granelli di gioventù…” (“SOFFICE RENA”). La memoria diventa il mezzo per raggiungere l’Eternità: “Vivere nel ricordo è il modo più compiuto di vita; il ricordo sazia più di tutta la realtà, e ha una certezza che nessuna realtà possiede. Un fatto della vita che sia ricordato, è già entrato nell’eternità, e non ha più alcun interesse temporale” (S. Kierkegaard). In questo modo anche solo un oggetto come la chitarra, riesce a generare addirittura gli stessi odori e profumi del passato: “La chitarra appoggiata/nell’angolo lungo,/silenziosa di battute,/lo spirito dei ricordi indugia,/tre accordi ripetuti,/mille frasi mai/concluse,/intorno è/morbido tappeto,/vissuti braccioli,/poltrona e nebbia,/le cose di prima,/l’odore è fumo d’epoca,/l’epoca del fumo,/l’epoca del fummo…” (“CHAMBRES”). Il porto non è più sepolto! Nel fluire del tempo, vecchie barche accendono incensi e colori universali. L’esperienza di allora come quella di adesso sono talmente forti da toccare il “Naufragar m’è dolce in questo mare” dell’Infinito di Leopardi, al quale comunque Gianni strizza l’occhio nominando la ginestra: “Sottocosta il profumo anarchico del mirto/confonde la soavità della ginestra/…vecchie barche/preservano ricordi/di notti memorabili,/rughe sulla pelle/e sugli scafi,/occhi rossi di sole e di sale,/lucidi di pesca e di lampare/sognano ancora/tramonti da raccontare…” (“SOLE E SALE”). I lettori che si avvicineranno a queste poesie, dunque, si troveranno catapultati in un paese apparentemente abbandonato: “Il vento scuote le imposte annerite dal tempo,/cigolano i cardini sgretolando lentamente la malta/incuneata tra le pietre centenarie…” (“IL PAESE”). Eppure Gianni, grazie allo Spirito del Ricordo, riesce a riportarlo in vita. Allora dapprima sentiranno gli odori e i profumi: “Dai vetri grigi sopravvissuti alla solitudine/si scorgono sambuchi flessibili e danzanti…profumo di legna d’ulivo e di fieno,/di cantine buie e mosto,/di muschio e parietaria custodi dei luoghi” (“PAESE”). Poi come per incanto proveranno emozioni nuove, capaci di toccare l’Infinito e L’Eternità. Ed è dolce camminare del mondo poetico di Gianni: “Incipriati di salino/percorriamo i nostri giorni/di muschio e vino cotto…”. Perché come diceva Marquez: “La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla” (Gabriel Garcia Marquez).

Premi invio per cercare o ESC per uscire