LAURA CONGEDO

LA PAROLA VIVA E SACRA DELLA POESIA E L’AMORE CON LA SUA FORZA IMMENSA PER VIVERE L’IMMENSO…

«Non esiste una magia come quella delle parole» (Anatole France).
La poetessa Laura Congedo considera la “parola” come qualcosa di vivo e di sacro. VERBUM vivo e in movimento, in trasformazione, in grado di adeguarsi ai tempi, agli stati d’animo, alle stagioni, alle sensazioni: «Forti sensazioni scuotono l’animo,/fino a incresparlo e smuoverlo, nei tumulti/dei flutti dei propri pensieri./Tutto scorre, inesorabilmente,/nel senso e nel modo a noi più consono,/più vero, più necessario./Apro le vie già battute/del mio cuore, le intono/sulla tua sintonia…» (“FORTI SENSAZIONI”). LOGOS che porta già intrinseco in sé il potere generativo sacro della creazione e del creare: «Nulla è scontato quando si scrive e tutto è in fieri» (Laura Congedo).
Da tale concezione, che sprizza da ogni suo componimento, Laura intreccia, ricama, dipinge, ogni sua opera con un HABITUS pensato, sensato, amato. L’impressione che ne viene fuori è di respiro: una poetessa che respira ogni suo verso, donando aria pura al lettore: «Dentro di me/scorre il tuo sangue,il tuo respiro,la tua voglia» (“TI AMO”). L’HABITUS più importante, quello delle grandi occasioni, è intessuto sull’emozione principale della vita e dell’esistenza, l’AMORE:
«Ti amo perché/senza di te/c’è solo buio,/monotonia, acromatismo./Ti amo perché/la tua vita è impressa/nella mia…/Ti amo e ti amerò,/fin nella notte dei tempi,/in ogni istante del mio respiro,/in ogni attimo del mio pensare,/in ogni aspetto del mio volere,/per ogni incanto da immaginare,/per ogni meta da prestabilire,/per ogni mondo da inventare…» (“TI AMO”).
È un intenso linguaggio “artistico”, creato da chi evidentemente, grazie all’occhio poetico, vede i colori delle emozioni e riempendo con essi la tavolozza della propria poesia pennella versi come quadri…riuscendo di concerto ad ordire un’armonia, anche musicale, che tocca le corde dell’anima:
«Immenso, ti sento dentro me,/mentre mi prostro e ti avvinco./Sovrumana estasi, le grandi braccia tue,/nell’amarci dischiudono il paradiso/all’ebbrezza avvincente del tuo sorriso./…Ti cerco…fino all’ultimo respiro…/Incantevoli risuonano in me/le tue parole…dolci nenie…cullate…» (“IMMENSO”).
Il messaggio della poetessa è ricolmo di luce e di speranza. Nella nostra piccola e deserta esistenza, basta un raggio benefico del sole, che rappresenta il divino, per dare frutto, generare il seme e rischiarare la vita personale e la stessa esistenza storica e universale:
«In deserto di mia strana vita,/cangiante,/un impavido, dolce raggio si schiuse e/s’accese e brillò d’infinito./Sfavillò, scintillò, grande,/immenso, radiante;/mentr’io piccola, incredula, attonita,/seguivo lieve il suo chiaro corso/nell’aere frizzante del giorno/e del mese che core adduce a sognare./Incalzante, tenero, impercettibile raggio,/incandescente, s’infuocò d’improvviso/ producendo un tumulto che librò/fortemente e scosse la quieta e prodiga terra/e le sue inabissate visceri dirompendo repentino…/Ei di poi s’adagiò in fresca acqua di chiara cascata,/spuntò come seme che cresce e germoglia,/ei fu vita che nasce e rigoglia,/ei fu raggio di sole,/da carpire e intrecciare nel core» (“RAGGIO DI SOLE”).
L’unico vero ostacolo insormontabile della vita è il tempo. Un termine ANTE QUEM da cui non si può prescindere. La poetessa si rende conto di ciò e come Leopardi ed altri grandi maestri lancia un grido contro questo limite, che sente avvicinarsi sempre più senza sosta: «Gli anni ci scorrono addosso/così tanto in fretta talvolta,/da giungere in punta di piedi/e sorprenderci./Inattesi fragranze di tempo,/scalpitano, irrompono/repentine e segnano/cicli e stagioni irripetibili./Infinita giostra di ricordi e di sussurri,/tenera e fresca erba che trapassa il suolo;/decisioni e aspettative s’innestano/su continue costanti di possibilità che/ci caratterizzano e ci differenziano./Piena inarrestabile: sussulti,/gioie, passioni,/ineludibili tristezze,/fughe d’angoscia,/perle rare di vita,/inaccessibili ritrovi…» (“LO SCORRERE DEL TEMPO”).
Il lettore che si avvicinerà alla poesia di Laura troverà un responso a questo tormento esistenziale? “Si può vivere per sempre e sconfiggere il limite del tempo?”. La risposta ce la dona la poetessa, col suo fare gentile e delicato. Oltre le lacrime, al di là del giorno e della notte, sul confine dell’orizzonte, nella linea tra l’alba e il tramonto, c’è ad attenderci quella forza che ci permetterà di parlare di POST QUEM. Questa potenza immensa, chiave per l’immenso, è proprio l’AMORE. Esso al limitare del giorno, quando la notte e il buio sembrano cominciare, lascia scorrere in abbondanza nuova linfa vitale nel cuore, che torna a pulsare più forte di prima ed in questa magia la poetessa stessa trova ancora l’incanto del “creare”:
«Grappoli di lacrime oramai sgorgate,/segnano il mio incedere,/negli anni che si susseguono repentini./Pesante il fardello, estenua il cammino/allorquando si affacciano all’orizzonte/fantasmi di tempo./Attonita li vedo ma/non li guardo appieno:/l’orizzonte inarca la via al crepuscolo…/Sarà il giorno o la notte,/sarà un tempo che va,/…sento il fremere della vita continuare…/Ho la forza d’amore che incalza,/la certezza che guarda al futuro,/sento il vento che tende la brezza,/serbo in cuore un radioso futuro,/esacerbata voglia di fare e creare./Sento scalpitare le mie operose mani,/il rielaborare e il modellare le attrae,/pulsa il mondo sul mio capo, solerte/vita, mia vita, ti prendo e ti sento, infinita!» (“IL MIO TEMPO”).

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