Intervista d’Autore – Giovita Piccillo

1. Cosa l’ha avvicinata alla poesia e che impatto ha avuto sulla sua vita?

Osserva Tullio Di Mauro analizzando i primordiali comportamenti degli antenati dell’uomo: Parlare non è necessario. Scrivere ancora meno. Eppure è nata la parola… La poesia è sempre stata parte della mia vita ed addirittura antecedente alla mia vita stessa, se penso che alla mia nascita, o poco prima, mio padre pensò di scrivere e dedicarmi una sua lirica! Come dunque io avrei mai potuto ignorare quel distillato di sentimenti che è la poesia? Gli studi poi, e gli studi classici precipuamente, hanno di certo enfatizzato l’importanza che la poesia ha sempre avuto per me. E così scrivo da sempre… contemplo e scrivo, rifletto e scrivo, ricordo e scrivo… È per me la poesia una sorta di intima scatola magica… un contenitore benevolo dei miei ricordi, delle mie gioie, così come dei miei dolori… e certamente di tutto il mio sentire…

2. I suoi componimenti sono frutto di un’attenta ricercatezza nella tecnica, oppure la sua arte creativa è istintiva? Come nascono i suoi componimenti?

Poiché essa sgorga proprio dal cuore, è aliena alla ricerca tecnica, semmai si avvale del suono delle parole e delle loro vincenti combinazioni. Dunque i componimenti nascono improvvisamente, urgentemente, come se traboccassero da un vaso troppo pieno, in un giorno d’inverno o nella calda estate, dopo un incontro inaspettato, oppure durante un lungo viaggio, o anche quando un amore nasce o ancor di più quando un amore muore… E poi c’è il grande armadio dei ricordi, davvero tanti, di una vita colma di scale e sempre in salita, e dell’ormai lontana infanzia da dove tutto sembra essere iniziato…

3. Come si combinano l’ambito scientifico e quello umanistico? Le vede come due strade separate che concorrono parallelamente o, invece, come un’occasione di sconfinare in un verso o nell’altro?

Le fascinazioni scientifica ed umanistica sono state entrambe assai precoci e ciò che colpisce tutti, ed innanzitutto me stessa, è la pari intensità con cui entrambe mi hanno da sempre mirabilmente e fortunatamente travolta… Ecco perché amo dire che la mia anima è divisa in due… Ma è una divisione in fondo soltanto apparente perché al centro dei miei interessi vi è sempre e soltanto l’uomo, la sua storia, il suo pensiero, il suo sentire, la sua sofferenza, il suo dolore… Dunque non vi è alcuna antitesi, anzi! Ambiti apparentemente lontani ma che sconfinano l’uno nell’altro… A cosa servirebbe la scienza, e segnatamente la scienza medica, se non a garantire la vita e la sopravvivenza dell’uomo o almeno ad alleviarne il dolore?L’anelito più grande per me è quindi divenire un buon medico umanista (oltre che internista!) e mantenere una visione olistica del cammino dell’uomo.

4. Ha mai pensato di sperimentare un’altra forma di scrittura oltre a quella poetica?

Infine, nata in questa meravigliosa terra di Sicilia, terra di colori, sapori e profumo di zagara e di gelsomini, ma anche di cantastorie e di pupi e di cunti, amo scrivere, e da sempre, racconti, pur conscia che le emozioni che io provo scrivendoli e rileggendoli sono certamente tutte mie e non necessariamente di respiro universale, anche se… chissà!

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