Intervista d’Autore – Andrea Brunetti

1. Francia e Italia, prosa e poesia: come si uniscono tutte queste cose in un’unica persona e come mai ha deciso di dipingere queste sfaccettature proprio attraverso dei componimenti poetici?

Devo partire da un dato di fatto, sono nato cresciuto e vissuto a Parigi nella prima parte della mia vita per poi approdare in Italia, mia patria, di origine notoriamente famosa per aver dato la luce ad una nutrita schiera di Poeti, Santi e Navigatori. La scelta è stata obbligata dato che non ho mai avuto le stigmi, soffrendo di mal di mare, mi rimaneva la scelta di aspirare a diventare Poeta; naturalmente sto scherzando, ma non troppo! La parola “dipingere” coglie nel segno, mi sento un pittore dell’animo. Ho voluto e cercato di descrivere in modo comprensibile ed asciutto le dinamiche interne psicologiche, sentimentali che ogni essere umano può avere di fronte agli ineluttabili eventi che si susseguono in vita. Giocoforza essendo arrivato alla cima della montagna sono in grado, ora, di vedere il panorama che si staglia davanti in modo chiaro e preciso scevro da orpelli e pesi inutili che la vita inevitabilmente ti carica sulla spalle. Come scrivo in una delle mie poetiche “mi libro come un aquilone, lasciando libera di vagare la mia anima inchiavardata”, in questo viaggio ripercorro tappe della vita che mi hanno segnato prendendo per mano il lettore. Come l’acqua che si adatta al ruscello cerco di far scorrere le emozioni che sgorgano in ognuno di noi.
2. Se dovesse delineare il suo background artistico e poetico quali sono i capisaldi?

Mi rifaccio al Simbolismo, in parte, dove la realtà è mistero e la natura si presenta come una foresta di simboli. Cerco di interpretare e svelare questi simboli attraverso un atto d’intuizione-espressione per questo ricorro a figure retoriche quali l’allegoria, l’analogia, la metafora ricercata, la sinestesia. Il mio background artistico è stato forgiato da un educazione rigida presso l’esclusiva “Ecole Gerson” di Parigi già da lì avevo capito che la scrittura poteva darmi degli spunti di crescita, tant’è che per anni ho esercitato la professione di giornalista. Nel mio intimo però andavo alla ricerca di me stesso e per anni ho elaborato nella mia mente un percorso poetico cercando di caratterizzare al massimo il mio stile. Un lungo lavoro fatto di studi riguardanti Letterati Francesi ed Italiani, un setaccio inesorabile mescolato con il mio vissuto. Questo distillato cerco di riprodurlo nelle mie poetiche.

3. Parlando del processo creativo: in che modo avviene la stesura dei componimenti? C’è un attento studio o è un tipo di scrittura più istintiva?

La mia scrittura è istintiva e sortisce in qualsiasi situazione di luogo e tempo. Mi è capitato di scrivere aspettando il verde di un semaforo, i versi fuoriescono all’improvviso come un pozzo di petrolio appena trovato (Come James Dean in “Il gigante”). Devo cogliere l’attimo, la stesura avviene a presa diretta senza riletture o modifiche, di getto. Uso per questo il telefonino, scrivo tutto su il mio gruppo “Silloge” e poi faccio copia incolla sulla mail per non perdere traccia dei miei componimenti.

4. Ricorda il primo componimento che ha scritto? Qual è stato il primo impatto che ha avuto con la scrittura?

Il primo componimento risale all’età di cinque anni. Ero nella mia mansarda, a Parigi, dalla finestra ovale vedevo la Tour Eiffel. Ho descritto attraverso un’allegoria la storia di una famiglia di conigli che vivevano serenamente in un cortile recintato e non sapevano di essere rinchiusi. Il coniglietto più giovane invece aveva capito di essere in cattività e si adoperava nel costruire un tunnel per fuggire da questa situazione. Come scrivo nella lirica “Novello Ulisse” bisogna spingersi oltre i confini per scoprire nuova Lande. Un percorso iniziato nel 1968, quando avevo cinque anni, e che continua tutt’ora. Auspico ai miei lettori di fare altrettanto e di andare oltre l’ostacolo con il cuore e sentimenti sani e costruttivi.

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