1. Nella sua nota biografica ci tiene a definire la poesia come la sua “personale salvatrice”, ha scoperto la poesia e la scrittura solo in questo momento a cui fa riferimento, o c’è sempre stata ed è poi diventata fondamentale?
La poesia e l’amore per quest’ultima sono sempre stati presenti nella mia persona. Sin da piccola, infatti, ogni volta che avevo bisogno di sfogarmi o anche solo di ricordare un pensiero felice lo scrivevo. Per me la scrittura è da sempre un modo per imprimere in modo permanente le emozioni, le situazioni e le lezioni di vita apprese. Scrivevo di mondi e personaggi immaginari che automaticamente davano vita a storie o poesie in cui poter perdermi. Molte volte mi sento più a mio agio a scrivere che a parlare. Come se scrivendo riuscissi a scandire tutte le sfaccettature che altrimenti svanirebbero nell’aria. E l’ho scelta come mia fedele sposa ancor di più nel momento in cui era rimasto l’unico mezzo a mia disposizione per poter far comprendere agli altri e a me stessa, come mi sentivo. Una salvezza ad una muta richiesta d’aiuto. Di fatto lo scrivere i miei stati d’animo, che sono stati letti, ha fatto capire alle persone vicine a me un qualcosa che io per un lungo periodo della mia vita, non sono mai riuscita ed esternare né a spiegare e questo ha permesso poi a chi mi ricordava di capire le mie emozioni più profonde e dargli poi modo di aiutarmi a risalire a galla. E senza tutto questo, non so se ad oggi sarei qui.
2. Le sue poesie sono ricche di immagini vive che saltano subito all’occhio di chi legge. Ha preso ispirazione da qualche poeta che l’ha colpita, in questo senso? Se sì, chi?
Solitamente quando scrivo riporto solamente le immagini che la mia mente crea mentre sto descrivendo le emozioni. È come se trascrivessi uno scenario nella mia testa che mi pervade così tanto da renderlo la mia realtà. C’è, tuttavia, un Poeta che mi accompagna fin da una giovanissima età e da cui credo di aver assorbito questa capacità nel creare e descrivere immagini così forti e delicate allo stesso tempo. Jacques André Marie Prévert con le sue poesie, in particolar modo la poesia “Fiesta”, mi accompagna nel mio percorso di scrittrice ormai da molti anni. Mi ha trasmesso la capacità di descrivere esattamente ciò che vedo o immagino nei minimi dettagli, ma con la particolarità di utilizzare gli oggetti o le persone di cui racconto con tutta la carica emotiva che suscitano in me. Prévert è sempre riuscito a farmi perdere nei meandri della sua psiche, del suo punto di vista del mondo e delle cose e spero di riuscire a scatenare in altre persone ciò che lui riesce a suscitare in me. A catapultarle nel mio mondo.
3. Data la sua giovane età, pensa che la scrittura continuerà ad accompagnarla ancora? Come immagina il suo percorso artistico nel futuro?
Data la mia giovane età mi ritengo molto fortunata ad aver avuto la possibilità di far conoscere la mia arte, le mie poesie. Sinceramente parlando non riesco ad immaginare la mia vita senza la scrittura perché sarebbe come privarmi di un arto. E mi auguro che proceda nel migliore dei modi e di poter continuare ad avere la possibilità a coltivare la mia arte facendola arrivare a più persone possibili, sia per far conoscere la mia storia, ma anche per poter, a modo mio, tenere compagnia a qualcuno che possa ritrovarsi, o trovare un po’ di compagnia e conforto leggendo i miei scritti. Certo che in qualsiasi caso andranno le cose la scrittura sarà sempre con me o nelle pagine di un libro venduto, o nel mio diario chiuso in un cassetto. Nonostante ovviamente io speri molto più prima.
4. Sembra a un primo impatto che il suo rapporto artista-poesia sia molto intimo, quasi privato. Quando ha pensato di condividere i suoi scritti e perché?
Ho da sempre considerato la scrittura come la mia più fedele consigliera, la mia complice: è l’unica che potesse davvero non tradirmi mai. Per questo l’ho sempre vissuta e vista come un qualcosa di estremamente personale. L’essenza, la mia essenza, le mie fantasie, il mio modo di ragionare e vedere il mondo. Un giorno una persona a cui sono molto legata, l’unica che io facessi accedere effettivamente nel mio piccolo e privato mondo, mi propose di mandare un mio scritto alla casa editrice Dantebus che mi ha dato la possibilità di pubblicare i miei scritti e ho scoperto quanto sia bella la sensazione di sapere che qualcuno ti legge e si rivede in ciò che scrivi e la consapevolezza che forse la mia storia possa essere utile a qualcuno.