Pasquale Rineli

LA TENDA DI ABRAMO

La profondità dell’autore Pasquale Rineli è condensata, nelle sue opere, su tre grandi temi: Israele, Fede e Amore. Si tratta di un uomo dalla elevata caratura spirituale, morale, teologica e psicologica. Di una grande sapienza storica, culturale e religiosa. Potremmo definirlo un Abramo dei nostri giorni. Quale migliore occasione allora, se non quella di leggerlo, per riportare alla mente il famoso episodio biblico della “Ospitalità di Abramo” alle querce di Mamre? L’episodio è iconograficamente noto grazie all’icona della Trinità di Rublev, forse la più famosa del suo genere. La Trinità, sotto forma di tre uomini-angelo, siede a mensa, ospitata da Abramo. Il racconto si trova nella Genesi: “Poi il Signore apparve a lui alle Querce di Mamre, mentre egli sedeva all’ingresso della tenda nell’ora più calda del giorno. Egli alzò gli occhi e vide che tre uomini stavano in piedi presso di lui. Appena li vide, corse loro incontro dall’ingresso della tenda e si prostrò fino a terra, dicendo: «Mio signore, se ho trovato grazia ai tuoi occhi, non passar oltre senza fermarti dal tuo servo. Si vada a prendere un po’ di acqua, lavatevi i piedi e accomodatevi sotto l’albero. Permettete che vada a prendere un boccone di pane e rinfrancatevi il cuore; dopo, potrete proseguire, perché è ben per questo che voi siete passati dal vostro servo». Quelli dissero: «Fa’ pure come hai detto». Allora Abramo andò in fretta nella tenda, da Sara, e disse: «Presto, tre staia di fior di farina, impastala e fanne focacce». All’armento corse lui stesso, Abramo, prese un vitello tenero e buono e lo diede al servo, che si affrettò a prepararlo. Prese latte acido e latte fresco insieme con il vitello, che aveva preparato, e li porse a loro. Così, mentr’egli stava in piedi presso di loro sotto l’albero, quelli mangiarono” (Genesi 18,1). Storicamente questo racconto è indicato come il brano dell’accoglienza, della ospitalità verso lo straniero e lo sconosciuto, dell’amore per i fratelli. Un uomo semplice che presso la sua tenda sfama tre pellegrini forestieri, senza sapere che fossero la Trinità. Lui che sarà il padre delle tre religioni: Ebraismo, il Cristianesimo e l’Islam. Ebbene, Pasquale è un nuovo “Abramo”. Con un fare fraterno, fa sua la storia dolorosa e gloriosa di Israele, stabilendo con esso un rapporto fraterno e di amicizia. Lo scritto “SHOAH” è un omaggio al popolo ebraico e a un caro amico. Una fedele promessa mantenuta, una “goccia nell’oceano”, come la definisce lo stesso autore. Come in una famosa canzone di Giorgia: “Sono gocce di memoria queste lacrime nuove”. Bellissime le parole di Pasquale, il cui messaggio fondamentale è NON BISOGNA MAI PERDERE LA FEDE: “Una tragedia come la Shoah, il Genocidio, l’Olocausto ecc. per quanto terribili e disumani possano essere stati, non devono, in nessun modo, provocare nella coscienza dei popoli, e di quello Ebreo in modo particolare, lo scopo, che volutamente e intenzionalmente, si cerca di suscitare. E cioè insinuare il dubbio lo sconforto e la paura nei cuori a tal punto da minare ogni forma di fede…Nessuno perda la fede e la speranza dunque…” (“SHOAH”). Fiducia nella verità sempre: “Al contrario, dopo Auschwitz, la luce della verità ha ripreso a splendere e a brillare più fulgida che mai…”(SHOAH”). Nel secondo scritto “SPIGOLATURE”, che Pasquale/Abramo ci propone, c’è un’evoluzione più intima. Il messaggio diventa NON BISOGNA PERDERE IL DIRITTO A SOGNARE: “Ma c’è anche chi ha paura di sognare! Sognare, già, cosa c’è di più bello, di più intimo, di un sogno fatto nella calma del riposo. Eppure molti degli scampati alle camere a gas e ai forni crematori, hanno paura di sognare…” (“Spigolature”). Dopo l’amicizia per un popolo e le sue dolorose vicende, Abramo/Pasquale dedica una raccolta di poesia e prosa, intitolata “FOGLIE AL VENTO”, alla sua Sara/Giovanna. La donna che condivide con lui la tenda. Dolcissima la dedica: “A Giovanna/Adorabile Moglie/Di un Marito Difficile/Con tanto Amore” (“FOGLIE AL VENTO”). “Libertà”, “Inguaribile Passione”, “I miei cortili”, “Alba”, “I tuoi occhi”. Versi coerenti d’amore, di memoria e amicizia. Rime di fede e stupore per il creato. Una cultura immensa. L’omaggio a Petrarca esplicito in “LA FONTAINE DE VAUCLUSE” e implicito in “FRESCHE SORGENTI” col richiamo a “Chiare Fresche e dolci acque”. Ricorre un anelito ripetuto a Firenze e alla sua tradizione poetica. Metriche stilisticamente perfette, piene di figure retoriche. Etica in estetica. Il messaggio finale di questo Abramo dei nostri tempi è “FEDE O RAGIONE”. Un trattato apologetico della fede, in un mondo nichilista: “A tutti coloro/Che, in un modo o nell’altro/Hanno smarrito la propria via/O che non l’hanno mai trovata/Nel labirinto dell’esistenza” (“FEDE O RAGIONE”). Caro lettore, se passerai pellegrino davanti alla tenda di Pasquale, lui ti accoglierà come un fratello, ti sfamerà e ti sazierà la sete, ti concederà un po’ di riposo nel trambusto della tua vita, ti parlerà con saggezza e dolcezza, tu ricordati di credere, sognare, amare e sperare sempre…

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