In questa silloge – dal titolo Le Tele di Penelope – troviamo tutte poesie che parlano di donne e che danno ascolto e voce a gioie e sofferenze che una donna vive e sperimenta nella propria carne. Come è nato questo progetto poetico?
“Ho cercato di dar voce ai sentimenti di una donna, identificandomi nel suo punto di vista e riscoprendo un nuovo sguardo sul mondo. Nella convinzione che la poesia possa aiutare a disegnare percorsi di dialogo e complementarietà tra il maschile e il femminile.”
Lei stesso afferma di coltivare da anni una sua personale ricerca poetica, animata da una vibrante e sofferta tensione esistenziale. Cosa vuole intendere con vibrante e sofferta tensione esistenziale?
“Un poeta aspira alla gioia e alla felicità, ma si misura col peso dell’angoscia e del male di vivere che si sforza di superare e risolvere nel Canto. Ecco il dramma da cui nasce la poesia. E la tensione esistenziale che la anima.”
Nelle sue poesie compaiono latinismi e rimandi alla cultura classica. Quanto questa influenza la sua poetica e cosa in particolare del modo classico più la incuriosisce?
“La cultura classica mi apre a quella profondità e ricerca di musicalità che è l’obiettivo della mia poetica. E non parlo solo in termini di linguaggio. Classicità è per me Mito, Nostalgia e Sogno di Bellezza. Ricerca di Senso e di Assoluto.”
Crede che la scrittura poetica l’accompagnerà per tutta la vita? Riuscirebbe mai a farne a meno?
“Scrivo poesie da quando avevo dieci anni. Ho bisogno della Poesia come della luce e dell’acqua. La Poesia è per me come la ginestra sull’orlo di un vulcano.”