Intervista d’Autore – Maria Stella Valentini

L’idea di una ricerca, tanto introspettiva quanto nel mondo esterno, che traspare dalle sue poesie è ciò che l’ha spinta a seguire la sua vena creativa e in che misura?

“Il bisogno di capire me stessa e la realtà che mi circonda è il vero motore. Nel corso della mia vita ho sempre avvertito il bisogno dell’oltre, sia in termini di approfondimento che di ricerca di un orizzonte altro. Non ho mai amato la superficie, l’apparenza, ma negli ultimi anni ho maturato proprio la necessità di guardare dentro i meandri della mia anima, di metterla a nudo, di conoscerne e riconoscerne le emozioni, non avendo paura di chiamarle per nome. Inevitabilmente questo processo mi ha portata ad osservare diversamente anche il mondo esterno, la relazione con gli altri, con la natura, con Dio. La poesia è essenzialmente questo sentire interiore che prende forma e assume voce attraverso la parola.”

Come nascono le sue poesie? Sono il risultato di un processo creativo metodico e costante oppure istintivo?

“La mia poesia nasce da una sensazione, da un’emozione, da un’impressione, a volte istantanea, a volte sedimentata nel tempo e riportata alla luce . Mi sento rapita da un’immagine, una situazione, uno stato d’animo. La scrittura è la fase di esternazione di quel determinato momento, un passaggio di rielaborazione. Sono percezioni, sensazioni che si liberano e scorrono sul foglio.”

Considerato il suo lavoro come insegnante, quanto è importante per lei il messaggio che si può trasmettere attraverso le poesie?

“Io ritengo fondamentale educare i ragazzi alla poesia, oggi più che mai. La poesia è ricchezza, è introspezione, è incanto. I ragazzi delle nuove generazioni, spesso, non parlano questi linguaggi. Non sono in contatto con sé stessi e con il loro mondo interiore, vivono un disagio profondo e spesso non rintracciano nel mondo adulto un solido punto di riferimento. È una società che li alleva secondo principi di velocità, consumismo materiale e sentimentale. Soffermarsi, indugiare sui propri stati d’animo, decodificare le proprie inquietudini, desiderare, anelare, per loro è difficile. Porgere la poesia con i ragazzi significa insegnare loro che i sentimenti sono una dimensione universale, eterna, che la poesia regala un frammento d’anima altrui, in cui ritrovarsi.”

Ricorda la prima poesia che ha scritto? Cosa l’ha portata a prendere in mano la penna e confrontarsi con un foglio bianco?

“Sì, lo ricordo. Stavo sperimentando per la prima volta nella vita il bisogno urgente di cristallizzare attraverso la parola un vortice di emozioni, mi misuravo con l’avvertimento della presenza attraverso l’assenza: gioia e nostalgia, mancanza e pienezza d’essere. Una fase complessa che mi ha aperto nuove finestre di affaccio sulla vita.”

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