Interviste d’Autore – Roberto Carlucci

Qual è il sentimento o il messaggio che desidera trasmettere al lettore attraverso le sue poesie?

“Lo decida il lettore. Dovreste intervistare loro per conoscere la verità., ed è quello che ho fatto per dare una risposta concreta a questa prima domanda. Lettore 1: Sei l’unica persona che conosco che racconta dei suoi demoni e grazie a questo io ho iniziato ad accettare i miei. […] Un po’ come il giocatore d’azzardo che non gioca per vincere, ma vivere ogni volta quel momento adrenalinico. Tu mi hai trasmesso questo. Lettore 2: La solitudine dell’individuo perso nella ricerca di sé stesso. Lettore 3: I versi di Roberto indicano turbamento dell’animo dello scrittore. Portano a riflettere su ciò che siamo o su cosa avremmo potuto o voluto essere. Mostra l’esempio di relazionarci con ciò che ci fa paura o che odiamo o che non ci piace. La lettura lascia un velo di malinconia. Lettore 4: Che si può entrare in contatto, sfiorare l’anima attraverso le parole. Non come un esercizio effimero, ma con la consapevolezza di poter stabilire una connessione sincera con se stessi o con chi ci sta intorno. Lettore 5: Di base direi che parli della condizione umana, presa da sé, e rispetto al contesto in cui l’uomo vive, ovviamente tutto sotto il tuo punto di vista. Lettore 6: Nessuna risposta. Le mie poesie, in realtà, non hanno intento. Posso rispondere affermando che quando condivido quanto scrivo, provo soddisfazione solo quando il lettore piange, prova una fitta al cuore o ha una specie di incredula consapevolezza di quello che ho tentato di svelare. Come quando ti commuovi ascoltando una canzone che senti tua. Ma l’intento è inconscio: non ho intenzioni al di fuori di quello che ho voglia di scrivere nel preciso momento in cui scrivo.”

La poesia di incipit presente in questa collana “Roberto”, il suo nome, possiamo ritenerla un manifesto della sua poetica? Perché ha ritenuto importante che fosse la prima?

“Rappresenta sicuramente tutto quello che sono. Un monologo continuo, confuso e caotico, ma con un filo logico ben preciso nella mia testa e nel mio tentativo di espressione. Anche chi dice di amarmi, però, odia questo aspetto di me. A volte mi perdo in flussi di pensiero inconcludenti e distratti senza lasciare all’interlocutore alcun spazio di intervento o risposta. È come se io fossi in cura da uno psicologo muto quando cerco di esprimermi. La poesia è l’unico psicologo che resta ad ascoltarmi senza contestarmi. O forse, chissà: se la poesia fosse una persona magari mi direbbe: Smettila di scrivermi! È divertente pensarci! Roberto spiega esattamente questo. Poi è stata la prima poesia anche perché voglio che sia quella più letta. Il resto sono dettagli del mio scrivere, del mio insistere. È voler andare a fondo. Ho immaginato un lettore svogliato, non incuriosito (come anch’io lo sono a volte con me stesso – odio rileggermi) che però ha trovato questa raccolta per caso e fa un tentativo. Roberto è il mio tentativo di ammettere a me stesso di essere un Poeta e trasmetterlo agli altri tramite le immagini che utilizzo in quei versi. È semplicemente il mio biglietto da visita più maturo e più completo.”

Nella sua nota biografica spiega come per lei sia impossibile mettere un punto alla sua scrittura. “Anche se ogni punto sembra la fine di qualcosa, poi ricomincia e va a capo di nuovo”. Crede che la poesia farà sempre parte della sua vita? Perché?

“Sinceramente sono stanco. Non della poesia, di Lei non lo sarò mai: è la forma d’arte che più amo. Sono stanco di partorire poesie. Del perché sono uno scrittore fecondo. Perché scrivi solo cose tristi? Perché quando sono felice, esco. La famosa risposta di Luigi Tenco a chi gli chiedeva delle sue canzoni. Il problema è che anche quando esco, io scrivo. Anche quando sono felice il mio manifesto poetico si rivela. Sembra quasi una condanna, una legge del contrappasso terrena, ma il paradosso è che amo tutto questo pur essendone affaticato. Ho sempre una penna e un quadernetto con me. No, non smetterò mai di scrivere. Sì, credo che la poesia farà sempre parte della mia vita.”

Ha mai pensato di voler sperimentare altre forme di scrittura oltre a quella poetica?

“Ho sperimentato altre forme di scrittura. In primis i racconti. Credo che rappresentino la mia evoluzione in quanto scrittore. Quando sarò pronto a pubblicarne, sicuramente saprò rispondere alla prima domanda. Sono un grande fan di Carver, anche se il mio libro preferito è Qualcuno che ti ami in tutta la tua gloria devastata di Raphael Bob-Waksberg. Vorrei sapermi trasmettere quello che loro hanno trasmesso a me. Per il resto sicuramente ho scritto il mio diario, il mio Libro dell’inquietudine di Pessoa. Ma quella è la mia eredità. L’unica. Spero che dopo la mia morte, qualcuno raccolga tutti i mie quaderni per comporre e pubblicare il mio puzzle inquieto.”

Premi invio per cercare o ESC per uscire