Interviste d’Autore – Paolo Mario Capello

Il titolo della suo libro è Come piume sulle labbra. Cosa l’ha spinta a scegliere questo titolo? In che modo è rappresentativo del suo volume?

“Il titolo del mio libro Come piume sulle labbra è sorto spontaneo nella mia mente. Pensavo a un titolo che potesse rappresentare la leggerezza dei miei racconti e, ancora di più, delle mie poesie in esso contenute. Un tocco, quindi, senza lasciare segni, ma solo un fugace pensiero. Ho immaginato che alcune poesie fossero come un bacio sfiorato, oppure quei racconti sereni, senza una pesante morale; quindi solo sentimenti forti che si trattengono sulle labbra insieme alle parole appena accennate, in un continuo alternarsi di voci e di immagini.”

All’interno del volume alterna componimenti poetici a racconti brevi. Perché ha deciso di accostare questi due diversi generi all’interno di uno stesso volume? Inoltre, scrive da sempre sia poesia sia prosa, oppure c’è stata un’evoluzione nel corso del tempo?

“La decisione di promuovere una monografia con poesie e racconti è nata dal desiderio di condurre il lettore in un mondo variabile: poesie quasi in metrica, altre in versi sciolti, fino a portare l’attenzione in episodi fantastici o reali. Ho scritto sempre sia poesie che racconti. Andando in pensione ho sentito un impulso che mi ha spinto a scrivere con più continuità.”

Dalla sua nota biografica apprendiamo che è sociologo e psicologo. In che modo questo suo percorso di studi influenza la sua scrittura?

“I miei studi sono stati decisamente importanti per la mia formazione culturale, per quanto riguarda quanto scrivo; credo sia stato inevitabile che lo studio dei personaggi e delle loro azioni, sia in qualche modo il frutto di una ricerca dell’essere e delle sue immersioni tra ego e sentimenti altrui.”

Qual è il messaggio che desidera trasmettere al lettore attraverso questo suo nuovo libro?

“Non riesco a vedermi capace di dare messaggi, però vorrei, malgrado questo, che l’atteggiamento del lettore fosse sempre pronto a lasciarsi andare, a portare nel proprio intimo le parole lette e di viverle; non parlo solo di me, ma di tutti coloro che scrivono qualcosa, perché chi scrive mette a disposizione la propria anima e, sicuramente, tra le righe, c’è qualcosa di più che semplici sillabe in fila che scorrono veloci.”

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