Intervista d’Autore – Annamaria Forchiassin

In che modo ha selezionato l’opera da esporre? Quale valore ha per lei e cosa desidera trasmettere agli spettatori attraverso la sua opera?

Ho esposto l’ opera Risveglio perché il soggetto rappresentato mi piace particolarmente: un fiore che con grande temerarietà sfida la neve e il freddo dell’inverno. Il suo intento è dettato dall’impazienza di voler sbocciare in un momento in cui è ancora troppo debole per potersi esprimere in tutta la sua bellezza. Ma la sua avventatezza gli ha permesso di godere di un tiepido raggio di sole che per un breve istante è stato soltanto suo. Ed è proprio questo suo agire rapportato a un essere umano che desidero venga recepito dall’osservatore: spesso un singolo momento di felicità raggiunto rischiando è in grado di riempirci l’anima, anche se per un brevissimo lasso di tempo. Non saprò mai se lo spettatore riuscirà a trovare una connessione con la mia espressione artistica e se mai riuscirò a fargli comprendere i miei intenti nella realizzazione di un mio dipinto, l’importante sarà che la mia opera possa riuscire a trasmettergli delle emozioni.

Quali sono i suoi punti di riferimento artistici? Quali autori l’hanno più influenzata a livello stilistico e perché?

Sicuramente i miei punti di riferimento artistici li ritrovo nell’Arte Moderna, nella sua storia che incomincia con lo staccarsi dal Classicismo per arrivare all’Arte Contemporanea, tutt’ora in continua evoluzione. Ricorderò alcuni grandi Maestri e correnti che come ad esempio l’Astrattismo di Kandinskij o dell’Impressionismo di Manet, Monet e Renoir che con lo studio di luce e colore colgono l’impressione fornita in quel momento dando vita a opere nuove, dove l’artista imprime su tela anche le proprie emozioni. Non posso non citare Vincent van Gogh, pittore espressionista che usa tinte in forti contrasti che colpiscono lo spettatore, né tanto meno il Cubismo di Picasso con le sue figure sovrapposte o il Surrealismo di Dalì, dove sogno, immaginazione e subconscio prendono il sopravvento. E tanti altri di cui ammiro le grandi opere innovative di questo momento storico evolutivo dell’arte. Prendo spunto da tutti questi artisti che sfidando i tempi e le critiche negative hanno tramandato le loro importanti innovazioni.

Come realizza i suoi dipinti? Ha già un’idea chiara e definitiva di cosa andrà a dipingere oppure costruisce l’opera in momenti e fasi differenti?

Non ho un programma preciso quando realizzo i miei dipinti, sono un’istintiva. Solitamente parto da un’idea specifica che poi evolvo in corso d’opera. I miei lavori possono proseguire con costruzioni e decostruzioni mantenendo il soggetto iniziale oppure possono essere modificati e stravolti quando non riesco a trasmettere la mia espressione creativa in completezza. Ho dei quadri ultimati che non condivido perché non mi convincono. Comunque per portare a termine un’opera mi ci vuole del tempo.

Quali sono le tecniche che preferisce utilizzare e perché? Acrilico, olio, acquerello, tecnica mista…

Utilizzo quasi sempre tecniche miste, impiegando colori acrilici e paste materiche che stendo con vari tipi di spatole dando movimento e dimensione al soggetto artistico che intendo realizzare. Oppure preparo delle impronte di cose di cui voglio produrre delle copie, su basi di vari componenti quale il silicone, copie che successivamente applico su tela con colle specifiche, creando la composizione artistica desiderata. Faccio anche delle sperimentazioni con resina che però non mi convincono riguardo la durata nel tempo.

“L’arte è fatta per disturbare, la scienza per rassicurare” sosteneva Salvador Dalì. Può commentare questa citazione?

Salvator Dalì, artista eclettico e originale, probabilmente avrà voluto stupire come sempre. Personalmente come detto anche sopra sono affascinata da tutte quelle correnti che hanno segnato una rottura con il passato e lo stesso presente in cui si inserivano. Perciò condivido il fatto che l’anima irrazionale insita nell’arte debba creare sempre sorpresa. Forse non userei il termine disturbante, ma se penso ad alcune installazioni della Biennale di Venezia negli ultimi anni, spesso ci si è confrontati con concetti espressi in modo estremo, quasi violento, generando reazioni discordanti e più in generale una dissonanza. Ecco penso che l’arte debba generare una reazione in chi la osserva, risvegliare delle emozioni, non per forza positive, ma in grado di scuotere l’osservatore.

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