Interviste d’Autore – Smeralda Nunnari

Alcuni suoi componimenti sono il risultato dell’incontro di due sue passioni: la poesia e la musica. Se nel primo componimento si ha una vera e propria struttura musicale, un altro porta il titolo di “Sinestetica catarsi”. È corretto ritenere questo titolo esplicativo di questo suo filone poetico? Come è nata la sinergia tra queste due forme d’arte?

“Sì, alcuni miei componimenti sono il risultato dell’incontro tra la mia grande passione per la musica e per la poesia. A dare l’incipit ai miei versi è stato proprio il pianoforte. Ho sempre scritto poesie, dai tempi delle scuole elementari, però, non ho mai pensato, né cercato di pubblicarne, fino a quando ho scritto “Moi et les touches du piano” (“Io e i tasti del pianoforte”). Lì, ho pensato immediatamente: “Questa, però,
non posso non pubblicarla” E, non nascondo che sono stata spinta a farlo dal mio amore verso la musica. Da questa mia poesia – canzone sono partite e si sono susseguite, in pochissimo tempo, tutte le altre…
Quindi, questo mio componimento, posso definirlo, per restare in ambito musicale, il “La” delle successive. In “Sinestetica catarsi” continua il legame indissolubile tra la mia musica e la mia poesia. Tale titolo diventa esplicativo sia in riferimento alla mia poetica, sia in riferimento al significato profondamente salvifico e catartico che per me assume la musica. La sublimità della musica, ha quindi, sicuramente, ispirato la mia vena poetica ed entrambe riescono a vivere in me in una simbiotica armonia. Insieme, si colorano d’immenso, d’infinito, in sinergia, con altre forme d’arte come la pittura e la scultura.”

Molte sue poesie riportano un titolo italiano affiancato dalla sua traduzione in una lingua straniera. A cosa si deve questa scelta, quale significato gli attribuisce?

“Effettivamente, è, proprio così, molti miei testi e, forse, la maggior parte di quelli editi, riportano, affiancato al titolo italiano, una traduzione (inglese, francese, tedesca o russa), i motivi sono vari e per alcuni, anche, duplici. Il tentativo e la speranza, nel mio piccolo, di dare la maggiore diffusione possibile ai miei componimenti, maggiormente laddove la mia scelta ricade sulla lingua inglese. Spesso, però, le
motivazioni sono più intime, dettate dal desiderio, più o meno consapevole, di fornire molteplici chiavi di lettura alle mie opere, o obbligata, dalla tematica trattata e, in questo caso, mi viene in mente, “…Voiles – Veli – (Vele)”, scritta, istantaneamente e quasi di getto, dopo lo studio del secondo dei “Preludés” del primo dei due “Livrés” di Claude Debussy, dove l’ambivalenza di senso è, già, implicita nel titolo in francese. Invece, con “Piccoli Confini”, ossia “Kleine Grenzen”, ho voluto, sì, descrivere la semplicità del dipinto “I pesci rossi” di Henry Matisse, le emozioni e i relativi stati d’animo, che esso può suscitare,
ma, nel contempo, quella traduzione in tedesco diventa, quasi, una dedica alle vicende ebraiche. Un dipinto che, attraverso i miei versi, diventa metafora di ogni triste condizione umana. Così, in “Guerra e pace”, con “Война и мир”, ho voluto delineare l’attuale conflitto russo – ucraino, che ha drammaticamente caratterizzato i nostri tempi recenti. Tutto ciò, per ambientare e collocare meglio i miei versi nel proprio humus.”

Oltre alla musica, quali sono le sue fonti di ispirazione poetica? Inoltre, nel corso del suo processo creativo si ispira a qualche artista in particolare? Se sì, chi e perché?

“La musica è, indubbiamente, la mia musa ispiratrice più alta, ma nel mio processo creativo giocano un ruolo fondamentale i miei sentimenti, la mia interiorità. Altre fonti d’ispirazioni sono quelle letterarie – storico – artistico – filosofiche, tutto il materiale che ha caratterizzato la mia formazione, inizialmente, classica, dal quale, sicuramente, inconsciamente, attingo. I versi di Dante Alighieri, Alessandro Manzoni,
Giacomo Leopardi, Gabriele D’Annunzio, Eugenio Montale, hanno lasciato la loro traccia indelebile nella mia anima. Successivamente, mi sono avvicinata maggiormente anche a autori stranieri. Primo tra tutti,
posso citare, il pilastro della letteratura russa, cioè Fëdor Michajlovič Dostoevskij, recentemente, ingiustamente, evitato o, addirittura, censurato, in questo periodo segnato tragicamente dalla guerra. Ma,
senza ombra di dubbio, è quest’ultima che deve essere evitata, come qualunque tipo di guerra, in ogni ambito, confine o territorio. E non assolutamente l’inestimabile cultura russa che, anzi, ora più che mai,
andrebbe riscoperta e insegnata, ai giovani d’oggi, tra cui si celano, anche, i futuri leader di domani, proprio nell’obiettivo di evitare qualsiasi tipo di conflitto. Oltre la letteratura russa, ho sempre amato, fin dai tempi dei liceo, quella inglese, esattamente autori come William Shakespeare, Oscar Wilde, Charles Dickens, Emily Brontë, Jane Austen, ecc… Scrittori e poeti inglesi che si vanno ad affiancare, anche, ad alcuni francesi, come Victor Hugo, Stendhal, ecc… Per quanto concerne il campo filosofico, non posso tralasciare la filosofia socratica, platonica, aristoteliana ed il pensiero di Immaneul Kant, Sant’Agostino, Jean-Jacques Rousseau, Friedrich Wilhelm Nietzsche, Voltaire, ecc… Ed, infine, i capolavori artistici, dipinti da Michelangelo, Raffaello, Leonardo da Vinci, Antonello da Messina, mio conterraneo, Caravaggio, ecc…, capaci di avvolgere e coinvolgere l’anima con forme e colori sublimi, che rappresentano veri e propri scrigni d’ispirazione sia poetica sia musicale.”

Se dovesse descrivere la sua poetica in un solo termine, quale sceglierebbe e perché?

“La terminologia che sceglierei per descrivere la mia poetica è, indubbiamente, “sinestesica”. Perché, attraverso uno scavo interiore, tra i miei sentimenti, esprime i colori delle mie sensazioni, coinvolge la
mente, l’anima, la parte razionale ed irrazionale di me, alla ricerca di un legame per accostare, mescolare, unire fino a fondere varie emozioni, passioni artistiche, ovvero la musica, la pittura, la scultura, la letteratura, la storia, la filosofia, incorniciandole in determinate epoche storiche, come momenti unici e irripetibili. Tale legame ho cercato, spesso, di concretizzarlo, attraverso video realizzati da me stessa, grazie alle mie competenze informatiche e tecnologiche, dove in alcune mie esecuzioni strumentali, alterno immagini, dipinti, tra i versi dei miei componimenti poetici, sublimati dal potere della musica.”

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