Interviste d’Autore – Federico Gargano

Come scritto nella sua nota biografia si può definire figlio, o meglio nipote, d’arte. Ricorda il suo primo approccio alla scrittura poetica? Condivideva i suoi scritti con suo nonno? Quali consigli le ha dato in merito alla scrittura poetica?

“Ricordo molto bene e con molta commozione la prima poesia che scrissi, che fu proprio il componimento acrostico dedicato al nonno Severino: era una cupa sera d’autunno e, come spesso facevo, dopo cena mi recai a casa dei nonni paterni, che per fortuna erano nostri dirimpettai. Quella sera parlando con il nonno, mi raccontò di quando nacqui, e di come aveva deciso di dedicarmi uno dei suoi libri, ne dedicò uno anche a mio fratello e uno anche a mia sorella. Decisi quindi di provare anche io a dedicare al nonno una poesia, e quindi scrissi quel componimento che gli feci leggere subito dopo: ricordo che mio nonno si commosse dopo averlo letto e mi ringraziò, dicendomi di continuare a scrivere, perché lui avrebbe voluto che uno di noi nipoti portasse avanti la sua eredità di scrittore, non sono sicuro di essere io il suo erede, perché anche i miei fratelli si dilettano nell’arte della scrittura, ma mi sarebbe piaciuto molto far leggere a mio nonno queste mie poesie, che sono riuscito a pubblicare in una silloge con altri autori, realizzando un sogno, forse non solo il mio. Sfortunatamente non ho più avuto modo di condividere con mio nonno altri miei scritti, poiché poco più di un anno dopo se ne andò, lasciandoci un grande vuoto, che ancora oggi dopo quasi una decade non siamo in grado di colmare. Sono un po’ emozionato nello scrivere queste righe, il ricordo di mio nonno è sempre vivo in me, e i suoi consigli di vita ridondano sempre tra i miei pensieri. Uno dei consigli che ricordo maggiormente è quello di non smettere mai di imparare, di essere curioso e di fare domande, anche se a volte possono sembrare stupide o fuori luogo. Per quanto riguarda la scrittura, mio nonno non mi diede consigli espliciti, ma è leggendo le sue poesie che ne ho imparato uno molto importante: scrivere su ogni cosa, anche se può sembrare banale, ma è così che nascono le poesie più belle, dalle piccole cose. E forse, un consiglio che mio nonno vuole dare a tutti attraverso le sue poesie, è di non dimenticarsi mai del focolare della propria vita. Sta ad ognuno di noi capire cosa sia il nostro focolare.”

Ogni sua poesia riporta luogo e data in cui è stata composta. È importante per lei “archiviare” i suoi testi e ricordare i momenti in cui sono venuti alla luce?

“Per me è molto importante catalogare cronologicamente e geograficamente i testi che scrivo, non per altro anche mio nonno aveva questa abitudine. Segnando sotto ad ogni testo il giorno e il luogo in cui gli ho scritti, mi do l’opportunità di rivivere quelle giornate quando le rileggo, rivivendo anche le emozioni che ho provato in quei momenti, con questo trucco vivo due volte: quando scrivo la poesia e quando la leggo, e forse il momento più emozionante è proprio quando la rileggo, i versi e le strofe della poesia si proiettano nella mia mente come un film, dando vita alle mie parole. Inoltre in questo modo ottengo una sorta di biografia sentimentale della mia vita, mettendo in ordine di tempo le poesie posso ricordarmi dei momenti più brutti, ma soprattutto dei più belli. Apponendo sotto ad ogni scritto il luogo, ho anche una sorta di diario di viaggio, posso ricordarmi che luoghi che ho visitato, e cosa questi mi hanno lasciato. Ad esempio, la poesia “Spello, Borgo Fiorito” mi permette di ricordare di quando nell’estate 2020 visitai il borgo Umbro assieme alla mia dolce metà, ci perdemmo letteralmente tra i vicoli di Spello, ed alla fine anche quel posto ci manda un messaggio molto chiaro, che è un messaggio che provo a trasmettere anche io nelle mie poesie: la bellezza e l’amore vincono. Sempre.”

Due componimenti “Componimento acrostico dedicato a Severino Gargano” e “Componimento acrostico dedicato ad Antonino Marsana” contengono acrostici. Perché ha scelto di utilizzare questa forma poetica?

“La forma poetica del componimento acrostico è una di quelle che apprezzo maggiormente, permette di descrivere una persona, un posto od un oggetto proprio con le sue iniziali, il che penso doni ancor più veridicità al testo. Il componimento acrostico permette anche di tracciare il profilo o la personalità di una persona, facendosi guidare proprio dal suo nome, scoprendo a volte connessione incredibili tra parole e vite. Ho scelto questa forma per rendere omaggio ai miei nonni, che sono figure a cui sono molto legato, sia al nonno Severino, che non può più esserci accanto, che al nonno Nino, il quale ha molto bisogno di noi in questa fase della sua vita terrena. Posso dire che, oltre ai miei genitori, anche i nonni mi hanno educato a vivere bene la vita, ad apprezzare le cose belle, a pensare, a ragionare, ad apprezzare la bellezza, ma anche ad essere concreti e a saper usare le mani per creare e donare bellezza. Un’altra forma che mi piace molto usare è il classico sonetto, in quattordici versi, tra le altre cose quattordici è il mio numero preferito, ho la possibilità di dire tutto ciò che ho dentro riguardo a ciò che mi sta intorno. È la testimonianza che con poco, si può fare molto, con poche parole, si possono esprimere un oceano di concetti.”

“Alba”, “Luna”, “Sole”, “L’orizzonte” sono i titoli di alcuni testi poetici. Si può dire che sono proprio questi elementi ad ispirare la sua scrittura?

“La maggior parte delle mie poesie le ho scritte in momenti tristi, in attimi di crisi, dove il pessimismo leopardiano ha preso il sopravvento. Ma sono proprio questi elementi della natura che in molte occasioni mi hanno ispirato, e non solo, mi hanno donato anche la forza per oltrepassare quei momenti e andare avanti: ricordo ad esempio quando scrissi la poesia “All’Alba”, ero seduto al Molo di Cesenatico ad attendere l’alba, ero in una fase riflessiva della mia vita, e ammirare lo spettacolo naturale del Sole che, facendosi strada tra le nuvole, si mostra in tutta la sua brillantezza, mi ha donato una forza incredibile, e mi ha anche rischiarato i pensieri. Lo scrivere la poesia mi ha aiutato a mettere in ordine i pezzi. L’amore è notoriamente un’altra fonte di ispirazione per i poeti, e lo è anche nel mio caso, infatti ho scritto molte poesie d’amore, ma come detto, queste sono nate da momenti di sconforto, dove l’amore è stato messo in dubbio. Scrivendo le emozioni che provavo in quei momenti mi ha aiutato a capire dove sbagliavo, mi ha aiutato ad amare sempre di più. Scrivere poesie per me è un modo per mettere nero su bianco le emozioni che provo, se provo tristezza, scrivere mi aiuta a superare il momento di difficoltà, se sono felice, scrivere mi aiuta a fissare i bei ricordi, per riviverli quando leggerò la poesia. Concludendo posso dire sicuramente che in alcuni testi è proprio la Natura a farmi da musa ispiratrice, con i suoi elementi mi strega e mi conquista, portandomi in una dimensione dove gli occhi vedono bellezza ovunque. Se voglio leggere una poesia che ancora non esiste, la scrivo.”

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