Interviste d’Autore – Marina Gambarelli

Nella vita è una psicoterapeuta ed insegna in una scuola di arteterapia. Quanto aiuta l’arte a far superare i dolori dell’anima? E cos’è, in concreto, l’arteterapia?

“L’Arteterapia e la Danzaterapia clinica sono pratiche che utilizzano l’arte in tutte le sue accezioni (pittura, scultura, musica, etc.) come mezzo per sostenere e aiutare le persone. Quindi l’obiettivo è quello di favorire e sviluppare le potenzialità e le risorse creative degli individui per promuovere l’autoconsapevolezza e il benessere personale e sociale. L’arteterapia è volta all’espressione dei vissuti profondi attraverso il processo creativo che permette di trovare nuovi modi possibili di esprimersi, fare, di relazionarsi e di vivere. Fondamentale è la creazione di una relazione tra utente e terapeuta che propone di volta in volta dei lavori di tipo artistico sulla base della sua capacità di osservare le necessità dell’utente. Il materiale artistico, le proposte corporee diventano il mezzo per esprimere ed elaborare emozioni e sentimenti. Indipendentemente dal mezzo artistico ciò che è importante è l’esperienza che l’utente fa durante l’incontro. La metodologia in particolare che utilizza la scuola dove insegno integra il pensiero di Edith Kramer, una pioniera nel campo dell’Arteterapia. È grazie infatti alla sua esperienza sul campo e agli studi psicologici che nasce “arte come terapia” che dà un valore particolare all’arte e al fare creativo. In questo senso, nel caso di “dolori dell’anima” l’Arteterapia è in grado di mobilitare immagini, emozioni, sentimenti, vissuti, pensieri, capacità cognitive e progettuali che permettono a chi soffre di accedere all’elaborazione di traumi e sofferenze in modo trasformativo in modo da rendere ogni difficoltà un’opportunità di crescita evolutiva.”

Ha una grande passione per l’acquerello tanto da far parte dell’Associazione Italiana Acquerellisti.  Cosa preferisce dell’acquerello rispetto alle altre tecniche?

“L’acquerello, cioè l’uso dell’acqua con il pigmento, è la tecnica che secondo me maggiormente si adatta ai bisogni della nostra parte emotiva. Infatti è un mezzo espressivo che, usando l’acqua come medium, ne acquisisce anche alcune caratteristiche rendendolo così il mezzo espressivo che più si avvicina al linguaggio immaginale dell’inconscio. Se ci pensiamo l’acquerello è costituito da pigmenti macinati finemente miscelati con gomma arabica e diluito nell’acqua. In questo modo il colore diventa fluido e trasparente, dinamico e instabile, difficilmente prevedibile o controllabile. Su una superficie umida vi sono regole diverse rispetto ad altri media pittorici più densi, nell’acquerello un punto non è un punto e una linea non è più una linea perché i segni si espandono in modo imprevedibile e irreversibile. Possiamo vedere incredibili fusioni e attrazioni o separazioni senza una logica particolare. L’acquerello ci costringe a fare i conti con l’impossibilità di avere potere sugli eventi, di avere un pieno controllo da una parte e dall’altra ci permette di scoprire il piacere di abbandonarci a ciò che accade con la massima libertà. Gli errori diventano preziosi incidenti da riutilizzare nel processo creativo. Se ci pensa tutto questo ci insegna tante cose e ci porta a riflettere sul modo in cui approcciamo la vita.”

Maternità è l’opera  che ha scelto di esporre in Galleria. Cosa rappresenta per lei? In che momento della sua vita lo ha realizzato?

Maternità è stata realizzata quest’anno. Può avere senza dubbio parecchi piani di lettura, ma sicuramente quelli più profondi a cui fa riferimento il titolo sono la memoria e la generatività. In questo caso è ben nota la memoria degli elefanti, hanno il cervello più grosso tra tutti i mammiferi. La memoria è dinamica. Non è qualcosa che si chiude in un cassetto e si riprende identica a sé stessa tempo dopo, i ricordi si ricreano ogni volta e senza memoria non avremmo una storia e non potremmo apprendere dalle nostre esperienze. La maternità qui è intesa in senso ampio come generatività cioè come azione trasformativa aperta al futuro. In questi due anni siamo stati sottoposti tutti a grossi stress per via della pandemia ma la nostra capacità rigenerativa ci sostiene e ci aiuta a trasformare gli ostacoli in un vantaggio.”

Quali sono i soggetti che preferisce dipingere? Anche l’opera “Preghiera” aveva  come soggetto un animale…

“Sì, amo dipingere soprattutto gli animali per quella capacità espressiva e intimistica che possono darci attraverso lo sguardo o il movimento. Ci collegano direttamente alla nostra parte più profonda. Possono amare e odiare incondizionatamente. Esprimono ciò che sentono in modo libero senza gli orpelli imposti dalle formalità. Esprimono la nostra natura più autentica.”

Maternità
Hit enter to search or ESC to close