Interviste d’Autore – Carlo Di Vaio

Le sue poesie hanno un tono molto personale ed intimo. Dunque cos’è per lei la scrittura? Uno sfogo?

“Sì ovviamente è uno sfogo, lo è sempre stato. Da sempre cercavo di attuare una terapia e ne ho trovata una che permetteva di sfogare le emozioni e eventualmente creare un legame invisibile con chi condivide le mie emozioni e le può apprezzare a pieno.”

I soggetti delle sue poesie sono le persone a lei più care: è stato difficile trovare il coraggio di fargliele leggere e addirittura di pubblicarle?

“In parte sì. È sempre difficile dire alle persone cui si vuole bene cosa si prova veramente. Tuttavia perché non farlo in un modo che possa osannare e renderle immortali.”

Nel testo “Natale” alcuni versi recitano: “L’età si misura in esperienze, questi anni domestici non hanno insegnato niente, seppur si vada strascicando nella vita, questi anni in più non li sento e la vedo scivolar via dalle dita, come se fosse acqua o il vento di una macchina.” Come ha vissuto dunque il periodo del lockdown? È stato un periodo fruttuoso per la sua produzione poetica? 

“Il lockdown è stato un periodo orribile, da quel marzo 2020 a oggi si sono concentrate esperienze molto forti nella mia vita, allora ho trovato ancor più la forza di metterle su carta.”

Ci sono degli autori, anche contemporanei, ai quali si ispira o che sente più vicini alla sua sensibilità?

“Come ogni figlio degli anni ’90 sono cresciuto con Harry Potter che mi ha trasmesso la passione per la lettura e la scrittura. Scrittori che mi influenzano nelle mie composizioni tuttavia sono pochi, di recente Kawaguchi, ma principalmente mi ispira più la realtà che mi circonda rispetto ai libri.”

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