Interviste d’Autore – Andrea Pecoraro

“Emucosmo” è il titolo della sua silloge poetica. Da dove nasce questo titolo e perché?

“Il titolo nasce dalla libera unione di due parole del greco antico: ἐμοῦ (mio) e ὁ κόσμος (l’ordine). Il significato del titolo è, pertanto, “Il mio ordine”. La scelta di questo titolo è da ricondursi all’impostazione ordinata delle poesie, meditata sulla base programmatica della maturazione artistica di esse. Mi spiego. Quando decisi di farne una raccolta avrò avuto sotto il naso almeno un centinaio di poesie adolescenziali, ma gli anni dell’adolescenza erano finiti e con essi sentivo dolermi quella scrittura confusa – non meno che spregiudicata – la quale aveva partoriti pensieri e parole caotici, esuberanti, prepotenti. Potrei chiuderla affermando, da uomo, di aver considerate quelle poesie a guisa di molti ragazzini indisciplinati e tutti da allineare, ma non fu così. Quel che invero mi attirò nell’intenzione poetica di relegarle fu l’eclettismo linguistico in seno a quei componimenti ossia, il fatto di aver adoprato – ancorché disordinatamente – vari registri linguistici, riconducibili (in via del tutto generica) alla lingua italiana dei vari secoli passati. In ciò ho intravisto un espediente auto-referenziale per ordinare in una proprietà di significato artistico quell’insieme atomico di significanti poetiche: questa è la definizione del mio ordine tradotto in arte.”

I suoi versi sono preziosi, curati nello stile e nella forma poetica: allora come nascono le sue poesie? Le scrive di getto e poi le rielabora formalmente?

“Ringrazio per il gentile apprezzamento. Come anticipato nella risposta alla domanda precedente, le poesie dell’Emucosmo sono frutto di anni trascorsi a vivere molto e, proporzionalmente a questo vissuto, scrivendo poco. Un centinaio di poesie, parlandoci chiaramente, sembrerebbero pochine in più di cinque anni di vita: eppure le ho ridotte a sedici. Non era infatti la quantità di esse a determinare la mia volontà di ordinarle, ma l’entità formale della varianza linguistica in sé evocante differenti stati referenziali delle mie percezioni: la lingua dell’Emucosmo va involvendosi sempre più, fino ad assumere toni maccheronicamente danteschi, poi d’improvviso torna sui suoi passi, un po’ stordita, fino a rappacificarsi nella sua forma moderna. Nel sinolo di questo iter linguistico mi sono ritrovato, molto ingenuamente e pretenziosamente, a pensare d’aver condotta una qualche autentica celebrazione della lingua italiana. Per verità è il contrario. La forma dell’Emucosmo tende non a celebrare la lingua, bensì ad offuscarla e lo fa artificiosamente, ma attenzione: non è un artificio della conoscenza. Se infatti avessi saputo scrivere come un Dante o un Leopardi, non avrei esitato a farlo. Ho detto poc’anzi di averlo fatto «maccheronicamente». É stato un artificio dell’ignoranza, un’ignoranza che ha saputo ben vestirsi, ma che nei fatti rimane ignoranza: un’ignoranza comunicativa da cui è conclamata la volontà di fuggire. Le poesie in italiano moderno hanno una genesi fortunatamente meno travagliosa, tuttavia – nell’ambito dell’Emucosmo – rispondono alla medesima logica di scrittura che ha determinato la creazione di quelle più arcane.”

Quando è nata la sua passione per la scrittura poetica? C’è qualche poeta in particolare che l’ha avvicinato alla poesia?

“La mia passione per la scrittura poetica nasce proprio con l’emulazione degli antichi scrittori. In particolare, nacque quando avevo undici anni e decisi di improvvisare un poemetto in lingua volgare sulla vita di Wolfgang Amadeus Mozart, un lavoro cominciato dopo aver visto il film Amadeus di Miloš Forman e mai portato a termine. Fino ai miei quindici anni mi dedicai alle composizioni musicali, per poi riavvicinarmi alla poesia, affascinato dalle poesie di Francesco Petrarca.”

Sta continuando a scrivere? Prevede di voler continuare le sue “poesie a programma”?

“Le “poesie a programma” sono un lavoro iniziato e terminato, perché il soggetto letterario su cui ho programmato la mia silloge riguarda una parte della mia vita – quella adolescenziale – che ho lasciata ormai da tempo. Per quanto riguarda la scrittura in genere, non ho nulla di definito; d’altra parte, mi sto dedicando molto alla lettura.”

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