Nella sua biografia si definisce “ricercatrice e ideatrice di meraviglia e ispirazione”. Ci spieghi meglio cosa intende.
“Inesauribile e sempre presente, negli anni è cresciuta in me la volontà di scoprire nuove dimensioni, sia oggettuali/esteriori che emotive/interiori. Il desiderio di elevarmi interiormente unito alla ferma convinzione che le cose non siano realmente quello che appaiono al nostro sguardo distratto e troppo sovente superficiale, mi ha spinta a voler capire come poter rivelare l’oltre e l’invisibile. In quest’ottica, al di là dell’immenso piacere che ne traggo personalmente, sono più consapevole della mia responsabilità di comunicare, attraverso l’arte dello scrivere e del fotografare, proprio ciò che la maggior parte delle persone non ha più voglia, o solo tempo, di fermarsi a vedere e ascoltare, ovvero la meraviglia e l’ispirazione, in due parole: LA VITA.”
Il titolo della sua fotografia è “ConnEssiOni”. Perché ha deciso di intitolare così lo scatto?
“Gioco con le parole, e adoro come le parole giocano con me. L’etimologia dei termini mi ha sempre affascinata. Una mia grande passione è dare nome alle cose, ai progetti, alle idee, alle aziende. Quando la vostra stimata Direzione Artistica volle selezionare questo tra gli scatti che avevo inviato, ho dovuto soffermarmi e pensare ad un titolo. L’ultima cosa che volevo era che il titolo fosse banale o scontato. Ho osservato la foto a lungo, attentamente. E più la guardavo e più mi attraeva per i suoi colori tenui e delicati, per l’incredibile gioco geometrico degli elementi in esso rappresentati, gli angoli delle sdraio, lo spigolo del corrimano, la rete del parapetto, la linea retta dell’orizzonte. E al di sopra di tutto questo intreccio di linee geometriche, quasi perfette, ecco sullo sfondo le nuvole, evanescenti e indefinite capaci però di trasmettere la luce, data dai raggi del sole che sebbene non si veda è comunque presente ed essenziale, che da vita a tutta la scena. Le scie luminose che attraversano le nuvole sono due, come due sono le sdraio blu sul balconcino. Tutto questo sarebbe stato però insipido e inanimato, se non ci fosse la magia dell’ombra che si scorge sul muretto e di quel piccolo asciugamano che appare dimenticato e umido di rugiada. L’idea allora della vita mi ha attraversata, una vita che riceve senso dall’Alto, proprio da quella luce la cui sorgente rimane celata all’occhio umano, ma è chiaramente potente e viva, in grado di dar vita a tutto quanto.
Ad un tratto ho percepito la connessione che c’era tra tutti gli elementi dell’immagine. Era incredibilmente in equilibrio e comunicativa. In un primo momento avevo pensato di intitolarlo “ConNessiOne”, ove chiaramente davo risalto a questi tre elementi “Con” “Nessi” e “One”, ovvero l’unione di elementi che ne creano uno solo.
Ma poi ho voluto dare risalto e ancora più senso a questo concetto, scorgendo all’interno del termine “Connessione” l’acronimo di CEO. CEO sta per Chief Executive Officer, ovvero quello che in italiano chiamiamo Amministratore Delegato. È il capo dei consiglieri di amministrazione. Il suo potere è più ampio dell’italiano amministratore delegato. Infatti, nel senso stretto del termine, CEO è la figura dirigenziale che ha responsabilità sulle attività e guida le strategie dell’azienda.
Ecco che allora “ConnEssiOni” si è rivelato essere perfetto, per me e per il senso che volevo dare all’immagine. Perché la guida strategica per “leggere” e capire questo meraviglioso scatto è al di sopra di tutto, non si vede, ma è il solo responsabile della meraviglia che mi si era manifestata. E se io, quale autore dello scatto, posso esserne detto il “Titolare”, la Luce che dall’alto, seppur invisibile all’occhio umano ne è certamente il CEO e non solo guida lo sguardo, ma connette e vivifica ogni cosa con una semplicità disarmante, con una responsabilità tremenda, in un modo sovrumanamente perfetto proprio nel suo rivelarsi imperfetto (l’indefinita forma delle nuvole e l’ombra delle scie luminose sul mare). Di più ancora, velato dall’umidità mattutina dopo una notte di pioggia troneggia il Vesuvio. E proprio da sopra il suo cratere, in maniera casuale ma precisa, si dipanano le scie luminose che, come delle scosse elettriche uniscono il cielo alla terra, lo spirito alla materia, l’eternità al tempo, Dio all’uomo… in una cosa sola. “ConnEssiOni” è l’opera perfetta in grado di magnetizzare l’attenzione, è un’opera di elevata ispirazione che ha poco o nulla di umano e nessun merito da parte mia per averlo realizzato, se non per il sol fatto d’aver colto quell’attimo. Di “ConnEssiOni” hanno detto: “Magnetica”, “Punto di fuga perfetto”, “Magico”. Sono certa che si rivelerà presto l’estimatore che vorrà farla sua.”
È una poetessa e pittrice oltre che fotografa. Quale di queste arti preferisce e perché?
“Mi preme precisare che tante so fare, e disfare, ma la pittura non rientra nelle mie abilità. Mia madre lo era. Io personalmente a parte qualche schizzo a matita non mi ci sono mai cimentata. Mi definirei piuttosto creatrice. Amo infatti creare opere d’arte meta-esperienziale che hanno un significato filosofico esistenziale e un valore antropologico. E mi diletto ad unire le arti insieme, esattamente come mi piace giocare con le parole. Quindi direi che, a parte la pittura in cui non mi vedo ad oggi in grado, la mia preferenza si indirizza certamente all’arte in generale, al suo significato più che al suo valore estetico. Il vivere stesso per me è un’arte, un’arte fatta di immagini e di parole.”
Se dovesse definirsi artisticamente in una parola, quale userebbe?
““L’intrigante e versatile autrice Eva Ada Cella”. Questo è l’incipit della descrizione dell’opera ch’ora si fregia dell’onore di essere stata ospite della Galleria Margutta a Roma. E mi piace tanto come definizione, trovandola affine ed estremamente famigliare al mio modo di vivere e di essere innanzitutto donna e poi artista. Quindi: grazie!”