Interviste d’Autore – Edoardo Robortella Stacul

Il suo scatto “Le forme del silenzio” è un bianco e nero. Preferisce questo tipo di effetto nelle foto? Trova che conferisca alla fotografia un valore aggiunto?

“Sono solito scattare in bianco e nero, sia in analogico che in digitale, per una questione di impatto visivo. Trovo che vi siano delle tonalità e delle sfumature che tendono a perdersi in un’immagine a colori. O, per meglio dire, su cui l’occhio tende a soprassedere.”

Nella sua nota biografica scrive: “Si diverte a scattare e archiviare istantanee di vita ordinaria, rubata, ai margini, invisibile.” Può spiegarci meglio cosa intende?

“La fretta è il peggior nemico dell’attenzione. Nella quotidianità che ci travolge non siamo più abituati a cogliere o a soffermarci sui particolari che ci vengono regalati. Il tentativo delle mie fotografie è quello di incastonare quello che uno sguardo perennemente disattento tende a far fuggire, per restituirlo in un secondo momento in tutta la sua freschezza.”

Vorrebbe trasformare la fotografia in un mestiere vero e proprio? Che tipo di fotografo sarebbe?

“Come tutti i sogni vale la pena pensarci… ma non è più questo il tempo. Mi piacerebbe comunque continuare a godermi la fotografia sfruttando fino in fondo la luce naturale, arte in cui eccelle il maestro Salgado.”

Come e quando è nata la sua passione per la fotografia?

“Tanti anni fa, con in mano una vecchia AGFA di mio nonno che feci aggiustare. Da lì iniziai questo personale percorso di scoperta.”

Le forme del silenzio
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