Nella sua nota biografica dice di prediligere i paesaggi, l’architettura e il mondo animale. La sua fotografia è frutto di ricerca oppure è un carpe diem?
“Direi che nella mia prima fase, ai tempi delle reflex (prima quella analogica e poi quella digitale) prediligevo il lavoro di ricerca. Ora, con smartphone molto dedicati anche alla buona fotografia, sono pronto a cogliere le occasioni che si presentano, non disdegnando, quando possibile, un punto di vista “personalizzato”.”
Dove ha scattato la foto “La sezione aurea”? Perché ha scelto di esporre proprio questo scatto?
“Il soggetto della fotografia è una delle scale interne del museo Unterlinden di Colmar, in Alsazia. Il senso di profondità delle scale mi ha sempre affascinato. In questo caso mi ha colpito la prospettiva geometrica così minimalista, con questa predominanza di toni chiari, su cui si inserisce il graduale aumento del chiaro-scuro fino alla macchia nera sul fondo. Ho cercato di trovare un’angolatura che mi permettesse di rendere la fotografia asimmetrica, per accentuare la sensazione della prospettiva e provocare un senso di vertigine.”
Tende a post-produrre le sue fotografie oppure lascia lo scatto così com’è?
“In genere non intervengo in postproduzione; a volte agisco un po’ sul contrasto. A seconda del soggetto scelgo colore o bianco e nero.”
Ricorda qual è stata la sua prima foto e che emozioni ha provato dopo averla scattata?
“Le mie prime fotografie erano le classiche fotografie delle vacanze con la Voigtlander degli anni 60 di mio papà. Quelle che sento come le “mie prime fotografie” sono quelle con la Canon A1: l’utilizzo del teleobiettivo sulle bellezze della Grecia Classica mi ha aperto uno scenario completamente nuovo e mi ha dato la sensazione di poter in qualche modo interagire con la realtà e plasmarla un po’ secondo la mia sensibilità. Per tanto tempo, quando osservavo qualcosa che colpiva la mia attenzione, tendevo sempre a valutarla come se fossi dietro al mirino della mia reflex.”