Dantebus Recensioni – “Nella poesia la protagonista sono io”

Intervista a Luisa Salvagno Neve, autrice della silloge “Ultimi voli prima di migrare”. Una poetica intima e sociale, la poesia diventa un mezzo per ricordare ma anche denunciare le difficoltà di molti paesi che sono tuttora teatri di guerra.

Nella sua silloge poetica “Ultimi voli prima di migrare”, ci sono varie forme di composizione poetica: haiku, tanka, senryu. Si definirebbe una “sperimentalista”?

“Io non mi definisco mai niente però mi piace molto sperimentare cose nuove, è un modo anche di conoscere gli altri paesi. Preferisco l’haiku perchè dovrebbe essere sempre molto poetico, credo che questa parola riesca a definire bene questa tipologia di componimento. Amo molto anche il sonetto, mi dà un metro: sicuramente è attinente alla mia forma mentis legata alla musica.”

Molti dei suoi componimenti sono dedicati all’Armenia e più in generale ad alcuni paesi che sono teatri di guerra. Può raccontarci come sono nate queste poesie?

“Mia nonna paterna era di origine armena ma il mio amore vero per l’Armenia è nato quando ci sono andata la prima volta. Ho avuto l’idea di un mondo molto diverso dal nostro: l’arte, i paesaggi con il senso di infinito che si prova nel guardarli. Ho approfondito la storia dell’Armenia anche attraverso i suoi abitanti e da questi mondi mi è capitato di conoscere altre persone armene che vengono dalla Siria o dal Libano: queste amicizie che coltivo ormai solo telematicamente, mi hanno raccontato la loro vita. Per me queste storie sono spine nel cuore, io spero di trasmettere queste realtà anche attraverso le mie poesie perché sono paesi ormai dimenticati. Ho fatto una ricerca approfondita sui lamenti delle donne afgane, in questi versi le donne si lamentano e piangono della loro situazione. Non sanno neanche cosa sia l’amore, non possono averlo: devono fare quello che dicono gli uomini. Sono poesie bellissime e dure, per parecchio tempo ho fatto anche notevoli ricerche sulle compositrici donne. Nessuno sapeva che le donne componevano: ho fatto dei concerti con una soprano giapponese, io suonavo il piano e abbiamo portato in concerto queste composizioni.”

Nel testo “Poesia” paragona la musica alla poesia. Che posto occupano queste due forme d’arte nella sua vita?

“Io sono nata come musicista, sono una pianista e ho fatto musica tutta la vita. Quando è morto mio marito non avevo più voglia di suonare, gli scrivevo delle lettere la sera e così è nata la mia voglia di scrivere. La poesia è arrivata tardi nella mia vita, nella musica ci si può esprimere se si è compositori mentre nella poesia, la protagonista sono io.”

C’è differenza tra la Luisa poetessa e la Luisa di vita quotidiana? Riserva alla scrittura dei tratti del suo animo che non mostra agli altri?

“Inizialmente sì anche perché non ho intorno persone che condividono quello che faccio: era meglio scrivere e mettere nel cassetto. Ho deciso poi di fare uscire dal cassetto i miei componimenti. Anche nella vita di tutti i giorni però sono così: mi piace riflettere, pensare agli altri. Non c’è differenza tra le “due” Luisa: devo e voglio essere me stessa, sia nella vita che nella scrittura.”

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