A lezione con Dantebus – Le nuove parole del 2021

Molti di voi si saranno chiesti perché alcune parole vengono aggiunte nel vocabolario e altre invece ne restano escluse. Ricorderete la vicenda del termine “petaloso” coniato da un bambino e mai entrato nel vocabolario: i vocaboli infatti devono attraversare un lungo iter che dipende da tre fattori: la parola deve essere usata da un numero sufficiente di persone; deve essere impiegata per un periodo sufficientemente lungo; deve ricorrere in contesti differenti.

Come ogni anno anche i vocabolari si aggiornano e accolgono nuove parole entrate nell’uso quotidiano e collettivo.

Purtroppo molte di queste sono legate all’emergenza sanitaria dovuta al Covid-19 e così il termine “distanziamento” riporta l’ormai troppo nota specificazione di “distanziamento sociale”. Troviamo anche “paziente zero” e la “DaD” nella sezione “Sigle” per indicare la “Didattica a Distanza”.

Tanti prestiti dalla lingua inglese come revenge porn, co-sleeping (che significa molto semplicemente far dormire il proprio figlio nel letto dei genitori) o capsule collection

Ci sono però anche molti termini divertenti, tratti dal linguaggio quotidiano: acchiappaclic, azzardopatia, pescetariano.

Anche i dialetti entrano nel vocabolario, e così troviamo: cazzimma termine napoletano il cui significato è stato spiegato dal celebre cantautore partenopeo Pino Daniele: “Già, “’a cazzimma”. Chi non è napoletano e non ha mai avuto modo di sentire questo termine, si chiederà giustamente di che si tratti. Ebbe’, “cazzimma” è un neologismo dialettale molto in voga negli ultimi tempi. Designa la furbizia accentuata, la pratica costante di attingere acqua per il proprio mulino, in qualunque momento e situazione, magari anche sfruttando i propri amici più intimi, i propri parenti […]. È l’attitudine a cercare e trovare, d’istinto, sempre e comunque, il proprio tornaconto, dai grandi affari o business fino alle schermaglie meschine per chi deve pagare il pranzo o il caffè.” 

Entrano nel vocabolario anche locuzioni come “leone da tastiera”, “binarismo di genere” o “cigno nero”.

Dunque siamo noi parlanti a decretare la nascita o la morte di una parola!

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