LA POETESSA/ANGELO MESSAGGERA DELL’AMORE
Su un foglio bianco piovono macchie di inchiostro, somigliano alle lacrime, alla pioggia, alle foglie d’autunno, ad esse (masse indefinite) l’autrice dona forma in versi, ricamandole in parole e immagini attorno alle emozioni, ai sentimenti, alla vita…è così che nasce l’ars poetica di Angela di Paola: “Voglio macchiarti d’inchiostro/pallido e vuoto foglio/…Anche per non scrivere nulla…/Forse soltanto/…per creare qualcosa/…per dare forma all’informe/…per farti sorridere/…per vincere il nulla/…per rubare un attimo all’eternità…/per ricordare, un giorno,/me stessa, in questo momento,/forse perché così nasce/…- POESIA -/delicata e ignara fanciulla,/piccola potente dea dell’Eternità,/sogno che tra due mondi vaga” (“MACCHIE DI POESIA”). Sono, dunque, due i fondamenti dell’opera di Angela (omen nomen). L’idea che la poesia possa e riesca a dare un senso, una forma al tutto, tanto che: le macchie d’inchiostro deformi divengano splendidi quadri; l’idea che la poesia possa essere e sia una linfa vitale, lo spirito dell’esistenza, che rigenera le foglie d’autunno, che fa rinascere a vita nuova tutto. In questo percorso diventa allora protagonista determinante “la poetessa”, che come una sacerdotessa del tempo e dello spazio è in grado di rendere eterna e viva qualsiasi cosa. Dalla più piccola alla più grande, dal particolare all’universale: “Cambierà stagione,/cambierà il mio cuore/e cosa ne farò di tutte le parole?/Saranno come foglie/per l’Autunno./E di tutte le lacrime?/Ne faremo come gocce di pioggia/per le tenere gemme di Primavera./E i momenti brevi e felici?/Come l’Estate radiosa/li rincorreremo sempre/nei campi dei ricordi,/dorati come spighe al sole/e nei campi dove/ancora non abbiam lasciato impronte;/Sempre,/almeno fino a quando le nevi e il gelo/di un imperturbabile Inverno/seppelliranno tutto e sotto la spessa coltre/riposerà, finalmente,/il debordare, frusciante quotidiano/e nel silenzio di quella pace,/come semi,/germoglieremo a nuova vita” (“CAMBIERÀ STAGIONE). La poetessa sa che non può riuscire da sola in questo arduo compito. Per far risorgere gli uomini c’è bisogno della vera fede. Un lungo percorso interiore ha permesso ad Angela di conoscere il Cristo. Come San Francesco, Santa Teresina di Gesù ed i grandi santi innamorati di Dio, l’autrice ha meditato, vissuto e fatte sue le sofferenze del Nazareno e soprattutto ha creduto! Ha maturato la fede nel suo vincere la morte, nel credere che di fronte al nulla c’è l’essenza dell’Amore, dell’Universo, dell’Eternità: “Ora so della tua solitudine…/È quasi sera/il vento tra gli ulivi/canta una preghiera/dolce soffia dolce una carezza/amore eterno/sei stato lì per la mia salvezza./Giungono umili questi versi/di bene, di lode aspersi/per dirti così sia/è tra le tue braccia/la vita mia” (“A GESÙ”). Nella poetessa/donna Angela s’incarnano, prendono letteralmente forma umana le parole della preghiera/grido di San Paolo: “Per questo, dico, io piego le ginocchia davanti al Padre, dal quale ogni paternità nei cieli e sulla terra prende nome, perché vi conceda, secondo la ricchezza della sua gloria, di essere potentemente rafforzati dal suo Spirito nell’uomo interiore. Che il Cristo abiti per la fede nei vostri cuori e così, radicati e fondati nella carità, siate in grado di comprendere con tutti i santi quale sia l’ampiezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità, e conoscere l’amore di Cristo che sorpassa ogni conoscenza, perché siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio. A colui che in tutto ha potere di fare/molto più di quanto possiamo domandare o pensare,/secondo la potenza che già opera in noi,/a lui la gloria nella Chiesa e in Cristo Gesù/per tutte le generazioni, nei secoli dei secoli! Amen” (Lettera agli Efesini 3,14-22, San Paolo). Su di un gradino più elevato delle idee, il “Miracolo della Resurrezione di Cristo” è la base su cui poggia la poesia di Angela. Tramite questa fede l’autrice acquista un nuovo modo di vivere, un “occhio poetico” che sa vedere il bene e la bellezza. Sulle note di “Dolce sentire”, allora anche la poetessa compone il suo – Cantico delle Creature – : “Assisti muto/al miracolo che ogni giorno si compie:/della madre per il figlio,/della terra per l’albero,/della pioggia per il mare,/della mente con il corpo,/dei sorrisi su quei visi,/del brivido di pace/nei cuori di chi si ama,/della morte che dà una nuova vita,/della vita in un uovo,/della vita che dà un grembo,/della dolce potenza di un bimbo/che impara a camminare,/del segreto che è nel cielo,/di te stesso/in mezzo a tutto questo mistero./Miracoli che non fanno rumore,/ma potenti si manifestano in queste ore./Perché tu possa toccarli, vederli, sentirli/devi soltanto andare per il mondo/con occhi da bambino/e la saggezza che cresce nel cammino” (“MIRACOLO”). Il lettore che si avvicinerà ai versi dell’autrice, allora, avrà la grande opportunità di accettare e scoprire il suo dono d’Amore: poter dare forma all’informe, ridare vita a ciò che è spento, ridare luce al buio, tramutare le macchie delle lacrime (“Troppe lacrime arrugginiscono il cuore”, NEL VIAGGIO) che colano sul foglio, in sorrisi: “Le lacrime del nostro inverno/si tramutano ora/in cari, freschi germogli di sorriso,/il cuore respira e/tutt’intorno vede risplendere di luce nuova” (“LA MIA PRIMAVERA”). Una poetessa/angelo messaggera dell’Amore che tutto può: ” Sono come una piccola matita/nelle Sue mani, nient’altro./È Lui che pensa./È Lui che scrive./La matita non ha nulla/a che fare con tutto questo./La matita deve solo/poter essere usata” (“Santa Teresa di Calcutta”).