UN’ANTOLOGIA DI SPOON RIVER VIVENTE
Edgar Lee Masters, grande poeta statunitense, ha pubblicato tra il 1914 e il 1915, la famosissima “Antologia di Spoon River”. In essa, ogni poesia racconta, in forma di epitaffio, la vita di uno dei residenti di Spoon River (un immaginario paesino del Midwest statunitense), sepolti nel cimitero locale. La poetessa Saiano Katya riesce nell’impresa di pubblicare una sorta di “Antologia di Spoon River vivente”. Al posto del paesino immaginario di Lee Masters, possiamo metaforicamente collocare una sorta di “Città reale di Katya”. Le poesie, infatti, ci descrivono molte delle persone care all’autrice con dediche, momenti vissuti insieme, emozioni. Sono versi di un fare gentile e delicato, espressi quasi nella forma dell’encomio (non ovviamente dell’epitaffio come Lee Masters). Le poesie sono una sorta di piccole sceneggiature e se ne potrebbero addirittura trarre dei singoli film! Da ogni componimento, ci immaginiamo i momenti di vita vissuta, i volti, i sorrisi, i gesti. Leggendo, possiamo visitare questa “città” e conoscerne gli splendidi personaggi, ognuno abilmente caratterizzato. I nomi delle persone coincidono con i titoli delle poesie:
dapprima incontriamo GIUSEPPE: “Un nome comune l’uomo non di certo:/carattere chiuso ma cuore aperto/…Puoi sicuramente contare su di lui/per divertimento o nei momenti bui”.
Poi due ragazze LE MIE PRINCIPESSE: “Essere madre sarà sicuro fantastico/Ma quando sei zia è ancor più magico/perché le nipoti sono grandi amori/con cui vivi i momenti migliori”.
Conosciamo quindi GESSICA: “Poco apprezzata perché troppo sincera/ma per me è quello che la rende vera!/Se ha da dire qualcosa lo fa e basta,/non le importa quale sia la tua “casta”.”
Ci inoltriamo poi nel nucleo familiare con:
MIA SORELLA: “La grande nonché la più bella:/lei è Alfonsina mia sorella!/…donne siam diventate/e sempre più legate!”.
MIO FRATELLO: “Di anni di differenza ne sono otto/quando è nato era come un bambolotto!/…se sei in difficoltà sempre presente/su di lui posso contare perennemente!”.
CAINA…TA: “Una bambolina può sembrare/ma guai a farla arrabbiare/…la vita di mio fratello in meglio l’ha cambiata/lei è Michela, la mia piccola caina…ta”.
ALFONSINA: “Dei Saiano l’ultima cugina/e tra tutte l’unica vicina/…è Alfonsina, bella d’animo e di cuore”.
Conosciamo, infine, il mondo del lavoro e degli amici:
LE ENTROPIE: “Caos e disordine creavamo/nel laboratorio in cui lavoravamo:/…Fortunatamente poi ci siam laureate/e ringraziamo Dio che ce ne siamo andate/…l’amicizia tra noi non è mai finita”.
COLLEGHI E AMICI: “Potrebbe sembrare un manicomio/perché succede sempre un pandemonio/..tutti questi geni così diversi”.
LE ZUMBERE: “Ancora dal ridere muoio/se penso allo spogliatoio/…Oltre lo sport, l’amicizia vera”.
La delicatezza diventa ancora più sottile nelle opere che descrivono evidentemente qualcuno, senza che il nome ne venga rivelato esplicitamente. In particolar modo quando si tratta di persone che, in un senso o nell’altro, non sono più presenti.
9 AGOSTO: “Il dolore è solo assopito/attenuato solo dai ricordi felici/…Mi manchi tanto””.
IRREALTÀ: “Tu invece un capitolo importante rimarrai/una persona che non si dimentica mai”.
SAN VALENTINO: “I fiori sono solo un simbolo/fanno sentire chi ti ama vicino”.
NON HO TEMPO. “Se ti rivolgo un pensiero/è perché esso è sincero/…Che fine hai fatto?”.
Ci troviamo davvero di fronte a un’opera che ricorda “Antologia di Spoon River”. Va letta, quindi, nella sua interezza per essere capita e conosciuta pienamente, specialmente per tutte le sue sfaccettature emozionali. Simbolo dell’opera è una clessidra con la sabbia che scorre (molto più cospicua nella parte superiore), poggiata sulla sabbia del mare, presente sullo sfondo. La sabbia rappresenta il mondo, l’universo. Il mare le alterne vicende umane. La clessidra e la sabbia dentro essa rappresentano Katya e la sua vita. Ogni granello vissuto conta, ogni persona, che ne ha fatto parte, ha lasciato il segno. Dolcissimo e amorevole il pensiero di voler dedicare a ogni “granello” importante una poesia. Una riflessione teologica e antropologica che scuote la coscienza: “Capisco l’importanza che posso avere nella vita di una persona? Quanto posso farle del bene o ferirla?”. O più soggettivamente: ” So riconoscere e apprezzare chi mi sta ed è stato vicino e mi ama?”. Leggendo la nostra poetessa, ci stupiremo di come ci renda partecipi del suo essere. Da “lettori” se avremo veramente capito quello che vuole dirci, ne usciremo uomini e donne migliori, attenti ai nostri gesti e a quelli di chi ci sta intorno. Dopo ciò l’encomio saremo noi a farlo: “Grazie Katya!”.