Per la prima volta, venti quadri-capolavoro firmati da Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio, sono riuniti tutti insieme. Ecco perché quella in corso al Palazzo Reale di Milano è davvero una mostra da non perdere
Sì, c’è la coda, ma niente scuse: la mostra su Caravaggio attualmente in corso a Palazzo Reale di Milano è di quelle da non perdere.
Il motivo è semplice: per la prima volta venti quadri-capolavoro firmati da Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio (1571-1610), sono riuniti tutti insieme. Se pensate che la parola capolavoro sia esagerata, provate a definire opere come il Riposo durante la Fuga in Egitto dalla Galleria Doria Pamphilj, con quell’angelo di spalle che spacca il quadro in due, o il Sacrificio di Isacco degli Uffizi, o la Madonna dei Pellegrini, quella con i piedi sporchi dei penitenti in prima fila, che se ne sta di solito nella cappella Cavalletti della Basilica di Sant’Agostino di Roma.
E che dire del Martirio di Sant’Orsola di Napoli (nella foto qui sotto) o della Flagellazione di Cristo da Capodimonte o del Ragazzo morso da ramarro e dellaBuona Ventura?
Per realizzare una mostra così si sono scomodati tanti importanti musei, ma non solo italiani. Se non andate a vederlo a Milano quando vi ricapita di ammirare il San Giovanni Battista da Kansas City, lo strepitoso San Francesco in estasi da Hartford, la raffinata composizione con Marta e Maria Maddalena da Detroit? E se avete ancora qualche dubbio, sappiate che i dipinti godono dell’allestimento essenziale dello studio Cerri e dell’illuminazione di Barbara Balestreri (complimenti: mica facile illuminare per bene un pittore che adora giocare ai chiaroscuri).
Sessantamila prenotazioni, orari di visita ampliati (giovedì, venerdì e sabato Palazzo Reale tiene aperto fino alle 22.30: era ora) Dentro Caravaggio promette di diventare la mostra-evento di stagione (fino al 28 gennaio).
Alla biografia di Caravaggio, che in soli 39 anni di vita rivoluziona il modo di dipingere di un’epoca, spetta parte del successo annunciato. Caravaggio, con quella sua esistenza infarcita di drammi e tragedie (gli omicidi, le fughe, le sbronze in osteria, le frequentazioni poco raccomandabili, la terribile fine per un’infezione intestinale trascurata, proprio prima del tanto atteso rientro a Roma), seduce, affascina, conquista.
Merito della mostra è portarci invece “dietro” i suoi dipinti. Oltre alle opere, sono infatti presentati (in modo efficace, grazie a brevi video) i risultati di complesse indagini radiografiche eseguite sui dipinti di Caravaggio con le migliori tecnologie a disposizione. Ha diretto tutta l’operazione, iniziata nel 2009 e concentratasi sul corpus di opere che sta a Roma, Rossella Vodret e oggi è ancora una volta la studiosa a curare la mostra e a garantirne la qualità.
Che cosa sappiamo di nuovo, grazie ai raggi X? Innanzitutto, che il mito del Caravaggio maudit ha un suo fondamento: nuovi documenti raccontano di un Caravaggio che è moroso nel pagare l’affitto, che passa più tempo in osteria che in studio, che studia nuove tecniche per dipingere velocemente perché vuole guadagnare in fretta. Emerge, ma la storia è ancora tutta da studiare, anche un omicidio da lui compiuto a Milano. Meno misteriosa ci appare invece oggi la sua pittura.
Merito delle radiografie: nelle opere giovanili sono apparsi infatti dei disegni preparatori, sfatando così il mito del Merisi pittore istintuale. Usava invece il retro del pennello per fare incisioni che servivano a delimitare gli spazi sulla tela, insieme a pennellate bianche. Le analisi ci parlano dei suoi ritocchi e dei suoi continui ripensamenti, rendendo la visita a Palazzo Reale un viaggio davanti e dentro le sue tele.
di Francesca Amè, Vanity Fair