Se dovesse descrivere in una sola parola la sua produzione fotografica, quale sarebbe e perché?
“In due… parole “vera, reale” sostanzialmente per due motivi, il primo perché definisco la mia idea di fotografia come delicata e silenziosa e il secondo più precisamente, come un processo dinamico e quindi con una ricerca destinata a non esaurirsi mai. A oggi ho scattato più di 1000 immagini da cui si evince il mio percorso evolutivo, soprattutto personale.”
Riprendendo Henri Cartier-Bresson “fotografare è mettere sulla stessa linea di mira testa, occhio e cuore”, come si combinano tecnica, passione e ispirazione del momento nella sua produzione fotografica?
“Prima l’uomo e poi il fotografo. Non mi definisco un bravo tecnico e con il passare del tempo scattare è diventata una necessità e difficilmente mi metto alla ricerca dello scatto perfetto. Nel mio linguaggio fotografico, sempre più spesso, semplicemente, ritrovo la mia interiorità poetica e minimalista.”
Quanto i suoi viaggi hanno contribuito a formarla come fotografo e in che modo?
“La fortuna di viaggiare mi ha aiutato scoprire e costruire la mia identità di fotografo, oserei dire, una vera e propria palestra… nel tempo la fotografia è passata da semplice compagna di viaggio senza troppe pretese, a diventare la motivazione principale del viaggio.”
Tra queste opere quale sente che la rappresenta al meglio e perché?
“Non scattando per gli altri ma per me stesso, credo che tutte e quattro le immagini raccontino qualcosa di me, del mio carattere, della mia storia e delle emozioni che quel territorio immutato e immutabile, a cui sono profondamente legato, mi suscita.”