La sua arte viaggia tra realtà e astrattismo. Cosa vuole trasmettere con la realizzazione dei suoi quadri, e cosa invece suscitano in lei nel momento della realizzazione?
“Il filo conduttore che lega le mie opere è da individuarsi nella continua ricerca dell’equilibrio tra gli elementi segnici che ne caratterizzano le varie parti, il mio proposito è quello di rimandare allo spettatore una moltitudine di stimoli che egli dovrà porre in relazione tra loro nel tentativo di comprenderne il significato nel suo insieme, ne consegue che il mio obiettivo è di stimolare una fruizione attiva da parte di chi osserva. Sperimento io stesso una sorta di momentaneo “smarrimento dell’orizzonte” durante la realizzazione dei miei disegni.”
La luna è il soggetto che emerge più di tutti, al punto da essere protagonista assoluto in molte sue opere. A cosa è dovuta questa particolare attenzione?
“Il suolo lunare è esso stesso una tela sulla quale agenti esterni hanno modellato rilievi e cavità, è un tentativo, il mio, di elevare a paradigma la traccia che antichi traumi hanno inferto alla superficie del nostro satellite e farne analogia col vissuto di ognuno di noi. Crateri e montagne rimandano a ferite invisibili, ma non meno profonde, inferte all’anima.”
China e pastello: queste sono le due tecniche pittoriche da lei utilizzate. Sono decisamente diverse tra loro, quale delle due preferisce e perché?
“Non ho un medium preferito, mi sono dedicato inizialmente alla tecnica della china e alla sua nettezza per integrarla poco a poco con la morbidezza delle matite colorate per ampliare le mie possibilità espressive.”
Come nascono le sue opere? Sono il risultato di un processo creativo metodico e costante oppure istintivo?
“Le idee dalle quali traggo spunto per le mie opere emergono dal mio inconscio già perfettamente formate, di contro la fase di realizzazione si rivela nella maggior parte dei casi molto lunga ed elaborata.”