Intervista d’Autore – Giovanni Carlin

Da dove nasce l’intenzione di pubblicare una sua personale raccolta di testi?

Nasce da un desiderio accentuatosi soprattutto negli ultimi anni e precedenti all’esperienza avviata con
Dantebus dai primi di maggio 2022. Per la verità forse qualcosa più di un desiderio, verrebbe da dire un sogno coltivato a lungo ma non portato al suo compimento in passato con la necessaria lucidità e determinazione, finché esso ha trovato la sua realizzazione a fine novembre 2023 con la presente raccolta.

Come ha scelto il titolo dell’opera e perché?

Il titolo dell’opera l’ho scelto riproponendo la denominazione del testo poetico “Universi in versi” che apre l’intera raccolta. È un testo che ha come argomento l’Arte della Poesia e la fonte dalla quale trarre spunto per immagini e ispirazioni traducentisi in un flusso di pensieri, sentimenti, emozioni che possono essere percepiti non solo da chi scrive ma anche da chi ascolta o si cala in attenta lettura dei versi.

Ritiene che l’immagine della copertina rispecchi il contenuto e l’intento del suo libro?

Direi che essa lo esprime assai bene dal momento che l’ascolto profondo, producentisi nell’interiorità quando nascono i versi, si connette a qualcosa di armonioso che si trova in quella immagine. Lì l’armonia è data dalla visione della galassia con l’uomo che contempla e ascolta, così nel libro è rappresentata da quelle poesie che tendono, soprattutto, a connotarsi di fluida musicalità.

In che modo ha selezionato i testi da pubblicare? Sono testi scritti con l’intenzione di far parte di un’unica pubblicazione oppure li ha selezionati successivamente tra tutta la sua produzione letteraria?

La presente raccolta è l’esito finale di un lavoro di selezione effettuato fra un buon numero di testi poetici da me scritti nel corso di molti anni e che mi sono parsi tra i più adatti ad essere inseriti in essa. Nel dispiegarsi delle pagine del libro sono stati disposti in un ordine cronologico non rigido bensì flessibile. Non sono stati raggruppati per argomento allo scopo di proporre un tipo di lettura nella quale cercare di immergersi vivendo l’atmosfera di ogni singola versificazione come a sé stante rispetto alle altre.

Qual è il messaggio che desidera lanciare ai lettori tramite il suo libro?

D’istinto sarei portato ad affermare che i messaggi siano più d’uno ma se un tratto comune caratterizza molte delle 95 poesie del libro esso è ascrivibile al fatto che in un buon numero di esse (la maggior parte) la positività è la nota prevalente. E non intendo una positività che emerga solo in testi connotati da bellezza, gioia o allegria o da altri aspetti similari, ma anche in quelli dove la malinconia o la tristezza, il dolore o gli accentuati problemi esistenziali rimandano a qualcosa d’altro: a una luce che li illumina e li trascende e sa di speranza e fiducia per questa vita e per l’altra che viene.

Quali sono i suoi punti di riferimento letterari? Quali autori l’hanno più influenzata a livello stilistico e perché?

Per quanto riguarda i miei riferimenti letterari ne sottolineo due. Il primo relativo alla Poesia italiana del ‘900 (in particolare quella della sua prima metà) ma riandando a ritroso nel tempo, Dante e la sua “Vita nova” e, più in generale, lo Stil novo. Se parliamo di autori mi viene in mente il tono lirico delle poesie di Quasimodo o in taluni casi l’essenzialità di Ungaretti espressa in certi suoi testi o l’ironia sottesa nei versi di Palazzeschi. Fuoriuscendo dall’Italia mi attrae particolarmente lo stile poetico di Goethe per il respiro che dà ai suoi testi permeando la sua visione poetica della Natura di vitale Energia e Spirito. Infine non posso non richiamare alla memoria lo stile di un poeta quale è stato Nazim Hikmet nel quale, almeno in parte, riecheggia la tradizione letteraria medio orientale capace di esprimere, anche in forma simbolica, la bellezza dei sentimenti e dell’amore umano.

Quanto e in che modo la sua vita privata, gli studi intrapresi e il suo lavoro influenzano la sua scrittura? Può farci un esempio citando uno dei testi in cui emerge questo aspetto?

Certamente la mia vita privata (affetti, amori e conoscenze, contesti sociali e naturali), gli studi intrapresi (specialmente nell’ambito poetico) e il lavoro (insegnante per lunghi anni) hanno influenzato e tuttora influenzano la mia scrittura in versi. Riguardo al lavoro mi torna alla mente la poesia “Era d’un venti” dove ripropongo la tematica costante del numero 20, scandente certi momenti e fasi della mia vita e che ha contrassegnato l’incontro con un gruppo di alunne/i (20), col quale avviai le prime ricerche e i primi insegnamenti fondamentali, destinati a svilupparsi e a consolidarsi nel prosieguo della mia attività d’insegnamento.

Riesce ad immaginare la sua vita senza la scrittura?

Onestamente non riesco proprio a immaginarmi senza lo strumento della scrittura. Fin da bambino ho imparato ad amare l’atto di scrivere, in questo sollecitato e incentivato da un maestro che stimolava la creatività al pari della riflessione. E poi, sia pur con qualche intervallo di pausa, ho continuato a farlo in varie forme (narrativa, diaristica, pedagogico-didattica e, ovviamente, poetica). Uno scrivere non necessariamente finalizzato all’obiettivo di una pubblicazione (pur se qualcuna c’è stata) ma caratterizzato da piacere estetico e da maturazione nel campo del pensiero: nella sostanza atto di formazione della mia persona a tutti gli effetti.

I termini che sceglie di utilizzare nelle sue poesie sono ricercati e studiati oppure sono
frutto dell’ispirazione del momento?

Alcuni termini sono da me studiati perché possano meglio inserirsi nella sequenza fonica e semantica di un verso (o più) accordando quest’ultimo al verso precedente e a quello seguente. In altri casi mi viene spontaneo utilizzarli nel momento stesso nel quale l’ispirazione nasce e dà forma alle parole di un verso o di altri presenti in un testo poetico.

Quale tra le poesie della raccolta sente più cara o rispecchia maggiormente il suo sé poetico e perché?

Non è semplice rispondere ad una domanda di questo tipo perché a varie di esse, inserite in questa raccolta, mi sento particolarmente affezionato. Così come mi verrebbe difficile dire cosa sia il mio sé poetico se non, forse, intenderlo come una sintesi interattiva di più sé che si manifestano nei momenti della genesi, fino al compimento, di testi diversi per forma e contenuto. Ad ogni modo un’eccezione posso farla ricordando una versificazione, a me particolarmente cara, per il modo nel quale essa nacque tra calli e campi veneziani, frutto di un tenue “rumoroso” apparente silenzio, covante dentro di me, che di lì a breve si condensò di getto prendendo la forma scritta di parole e versi. “Vorrei che tu” (il titolo della poesia nata a ottobre 2016) si generò lasciandomi una serenità e un appagamento indicibili e fu la stessa poesia che aprì, in seguito, la strada (maggio di due anni fa) al rapporto di collaborazione con Dantebus Edizioni e delle successive pubblicazioni avvenute delle quali “Universi in versi” rappresenta l’esito più ampio e approfondito.”

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