Interviste d’Autore – Maria Greca Fauci

Guardando le scarpette rosse nell’opera “Abbandono”, che importanza hanno i colori da lei utilizzati?

Da sempre le immagini in bianco e nero mi affascinano, perché è proprio dal contrasto tra chiaro e scuro che si sprigiona la bellezza di uno sguardo, il fascino di un sorriso e così via; in questo caso lo sfondo in bianco e nero sprigiona il rosso delle scarpette, che trasmettono energia, vitalità, determinazione e passione per la danza, ma allo stesso tempo anche quel senso di abbandono forzato per essa.

Si evince un forte legame tra la danza e la pittura, c’è un motivo particolare che l’ha spinta a rappresentare il mondo della danza sotto diversi punti di vista?

Sì, c’è un forte legame che mi spinge a rappresentare il mondo della danza nelle mie opere. Fin da piccola, come nel mondo dell’arte ho sempre avuto una passione per questa disciplina, che però non ho mai potuto coltivare, o per meglio dire non mi hanno fatto coltivare. A causa del mio aspetto fisico, venivo puntualmente rifiutata, bisognava avere un corpo perfetto per fare la ballerina, e per una bambina di pochi anni questo significava abbandonare un sogno che non sarebbe mai diventato realtà. Crescendo quella passione che mi era stata negata da piccola l’ho voluta trasmettere diversamente portando la danza al centro della mia pittura, anche perché entrambe su alcuni punti di vista si somigliano un po’. Nessuna arte più della danza e della pittura libera dalla pesantezza delle cose, attraverso la piena espressione di mente e cuore. Come il corpo si muove sulla musica, le mani si muovono tra i colori, liberi da ogni vincolo, per comunicare la propria forza interiore regalando la libertà più grande che possa esistere, mostrare la persona che si è senza inibizioni, fragilità e paure. Danza e pittura sono scuola di vita, perché ci fanno capire che i sogni si realizzano solo con costanza e dedizione.

Nella sua nota biografica ha scritto di aver sentito il bisogno di ricominciare a dipingere e condividere la sua arte con tutti. Come si sente a riguardo?

Diciamo che oggi mi sento pienamente soddisfatta e realizzata, anche perché nel mio campo artistico, quello che oggi è diventato un vero e proprio mestiere, oltre che talento e passione, nel corso del tempo non è stato tutto rose e fiori; nei primissimi anni di studi accademici spesso mi sentivo dire che non ero portata per questo mestiere e che la mia arte assomigliava un po’ a quella dei naïf cioè “pittura caratterizzata da aspetti di semplicità e ingenuità” e questo mi ha riportato a rivivere quella stessa sensazione di abbandono che ho avuto da piccola con la danza. A distanza di anni ho sentito il bisogno di ricominciare e di non permettere che le critiche e le porte sbattute in faccia prendessero il sopravvento, e così è stato perché da qualche anno ho riacquistato quella fiducia in me stessa, determinazione e passione che da sempre ho avuto da bambina per la pittura e il disegno portandomi soddisfazioni ben più grandi dell’essere negata. Ne è la dimostrazione l’aver esposto per ben due volte nella galleria Margutta, ho partecipato a una mostra collettiva presso palazzo Ferraioli, di recente ho esposto a Sanremo per una mostra presenziata da Vittorio Sgarbi e Angelo Crespi, ho partecipato e sono stata selezionata per un tour biennale degli stati Uniti, per il nuovo anno sarò impegnata in un altro progetto per una biennale a Mantova. Quindi penso che coltivare e portare avanti una passione o un sogno nel cassetto, vada fatto senza paura e timore di essere giudicati in modo poco costruttivo dagli altri.

C’è un messaggio che vuole mandare attraverso la sua arte?

Di seguire i propri sogni, e di non farsi condizionare la vita dai giudizi altrui, mostrando al mondo chi siamo veramente, che secondo il mio punto di vista è la cosa più bella che possa esistere, e attraverso l’arte mostro appunto la persona che sono, con i miei pregi e i miei difetti.

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