Brave è l’opera che ha scelto di esporre e ritrae un lupo nel suo ambiente naturale. Perché la scelta è ricaduta proprio su quest’opera? Qual è il messaggio o l’emozione che desidera trasmettere?
Devo essere sincera. Sono ancora alle prime armi su questo campo. Intendo dire che questa è la prima vera e propria esposizione a cui partecipo e sono molto emozionata. Ho scelto di portare Brave perché penso che mi aiuterà molto per questa esperienza, sia per affrontarla che per imparare dal punto di vista pratico. Inizialmente volevo intitolarla “Can I convey emotions? ” (So trasmettere emozioni?), ma mi sembrava troppo accattivante e ingiusto in quanto credo che qualsiasi opera che vediamo, volontariamente o meno ci provochi qualcosa. E spesso anche quando l’artista vuole che il suo lavoro susciti una determinata sensazione non sempre il risultato è quello sperato. Così mi sono soffermata su questo: si vuole trasmettere un messaggio con l’opera, ma si può anche riflettere su cosa succede
nel momento in cui si incontra l’opera? È possibile creare un istante che riesca a fermare il primissimo contatto? Brave secondo me lo rappresenta un po’: lo stesso momento che viviamo nella vita di tutti i giorni, quando per esempio incontriamo qualcuno per strada per la prima volta. Qui volevo cercare di creare questo effetto con quello stesso lupo che si gira e guarda verso di noi. Probabilmente se non fosse
fermo, in questo lavoro ne rimarremmo indifferenti, come se fosse anonimo. Io in questo lupo ci vedo uno sguardo che dice molto e che riassumerei con la parola “Coraggio”. Il coraggio in varie sfumature: il coraggio di affrontare quello che aspetta oltre i limiti della cornice; il coraggio di superare ciò che non si può conoscere prima di scontrarcisi faccia a faccia; il coraggio di guardare chi si ha davanti con uno sguardo non giudicatore, ma di chi vuole capire chi è. Io con Brave vorrei riuscire a trasmettere ciò. Sarebbe interessante riuscire a raccogliere in quello stesso instante l’emozione provata dagli altri. Credo che vedere ciò che succederà in galleria, qualunque sia il risultato, sarà molto istruttivo per me e mi farà crescere molto. Spero solo che Brave possa lasciare davvero qualcosa a chiunque lo veda.
I suoi studi sono interamente legati alle materie artistiche. Quanto conta avere una preparazione tecnico/teorica alle spalle? Può esistere, secondo lei, l’arte senza la tecnica?
Penso che la preparazione artistica possa essere molto utile. Dal punto di vista pratico ho avuto la possibilità di sperimentare molte tecniche e di poterle usare in varie occasioni. Ora non credo che si possa dire che l’arte non esista senza la tecnica, né il contrario. Nel senso che tutti noi abbiamo fatto almeno
una volta da piccoli un disegno su un foglio di carta. Forse qualcuno lo chiamerebbe scarabocchio più che disegno in sé. Comunque sia, in quella situazione nessuno ci ha mai dato istruzioni sulla tecnica. Ci piaceva poter colorare o semplicemente fare un tratto di matita sul bianco del foglio. Poi da lì si può
decidere se voler imparare di più sui mezzi che si possono avere a disposizione e così cimentarsi con tecniche diverse. Io credo che forse tutti noi abbiamo già una tecnica innata che si sviluppa pian piano, in alcuni di più, in altri di meno, ed è la creatività. Con questa parola voglio intendere l’atto con cui iniziamo a fare arte. Inoltre, penso che un elemento che influenza tutto è il fatto che il processo dipende da noi stessi. Più da quello che sentiamo rispetto a quello che viviamo. Mi ricordo che una volta la nostra insegnante di arte ci ha dato il nostro primo compito di disegno pratico: lei ci distribuiva un foglio e sopra disegnava due linee diverse per ognuno di noi. Da quella partenza noi dovevamo creare l’opera. Non ci aveva ancora detto nulla su come usare le tecniche. È stato molto interessante proprio perché ognuno ha completato quel lavoro in base a ciò che provava. Non dico che abbiamo dato vita a dei capolavori, ma tutti noi abbiamo realizzato cose molto diverse. Dal punto di vista teorico credo che s’impari ancora di più in quanto si conosce come l’arte si evolve in base alla storia e al cambiamento delle idee. Penso che sia davvero molto difficile riuscire a dimostrare come i vari movimenti artistici si collegano tra loro, o come si oppongono e perché nascono in quel modo. Davvero credo che non sia facile riuscire a dimostrare il messaggio e la storia dei vari periodi della storia dell’arte. Inoltre un grandissimo problema è riuscire a
mostrare le diverse realtà dell’arte, dato che spesso studiando la materia nelle scuole si termina con l’arte degli anni ’40-’50 del Novecento in quanto la materia è troppo lunga per essere studiata completamente. Necessariamente si devono fare delle scelte e quindi scartare dei periodi o artisti rispetto ad altri. Credo comunque che sia giusto almeno darne una traccia di cosa succede nel tempo, in quanto può essere non solo istruttivo come propria formazione, nonché utile strumento per capire le altre materie e la storia in generale, ma anche come utile spunto per trovare l’ispirazione per la propria carriera artistica, o riflesso della propria condizione.
Nella sua nota biografica scrive di preferire la tecnica dell’acquerello: perché?
Inizialmente non mi piaceva proprio questo tipo di tecnica. Da piccola avevo una scatola con nove colori e mi ricordo che dopo due o tre volte che li ho usati sono diventati color grigio perché non li usavo correttamente. Poi piano piano ho scoperto le sue qualità e i diversi modi con i quali può essere usato. Penso che per apprezzarlo davvero si debba provare e riprovare ad usarlo per poter vedere tutti i modi con i quali può essere impiegato. La considero una tecnica molto versatile: si può realizzare un colore
leggermente visibile, creare sfumature lievi o di variegati colori, comporre gli effetti più disparati: dal riprodurre una nuvola / un cielo stellato all’ottenere un colore più luminoso, lo stesso colore intenso degli occhi. Inoltre, è una tecnica su cui si può ritornare sopra per poter correggere ciò che non ti piace. A me piace molto per questa sua varietà, soprattutto per la capacità di ricreare dettagli efficaci come il pelo dell’animale e per i particolari che io di solito faccio più scuri e nitidi. Anche se credo che per rendere il lavoro più efficace bisogna integrarlo con dei piccoli dettagli a china. Ora credo di avere ancora molto da imparare su questa tecnica, ma forse un giorno saprò padroneggiarla di più.
Quali sono le sue aspettative rispetto all’esposizione delle sue opere? Quali sono gli obiettivi che vorrebbe raggiungere nel campo artistico?
Domanda da un milione di dollari. Ahahah, scherzo. Anzi è assolutamente giusta. Come ho già detto rispondendo alla prima domanda mi piacerebbe lasciare qualcosa a chi vede i miei lavori. Anche perché è molto difficile riuscire a fare in modo che una tua opera rimanga nella mente di una persona. In molti casi si vede un quadro e dopo 20/30 secondi si passa a quello successivo. Si osserva l’opera e si pensa: “bello, meraviglioso, non mi piace ecc.”. Però è difficile che in testa riesca a rimanere impresso quel lavoro, quell’opera. Anche nei musei: ci sono così tante opere che alla fine ci focalizziamo su quelle più famose e conosciute che non ci ricordiamo delle altre. Ora non voglio assolutamente peccare di presunzione, né
voglio dire che dobbiamo imparare a memoria quali opere ci sono in tutti i musei, assolutamente no. Neanche io le conosco tutte. Quello che vorrei è provare a capire che cosa gli altri provano o vedono nei miei lavori. Vorrei riuscire a dare qualcosa. Per quanto riguarda gli obbiettivi nel campo artistico, in ambito teorico mi piacerebbe insegnare o entrare nel modo della ricerca se ci riuscissi. Nell’ambito pratico mi piacerebbe poter illustrare un libro. Mi sono sempre piaciuti. In particolare ho sempre amato i disegni che venivano usati per le animazioni. Io, questo tipo di disegni li vedo non solo espressivi, ma pieni di vita. Ora banalmente mi vengono in mente i vecchi film Disney che venivano disegnati a mano. È sempre stato uno dei miei obiettivi riuscire a creare dei lavori che riuscissero a dare qualcosa agli altri. Penso che siano un mondo a sé e veramente efficaci. Ho potuto vedere come alcuni di questi lavori venivano usati per creare i film. Ecco, secondo me erano veramente efficaci, mi colpivano tantissimo e mi colpiscono tutt’ora. Questa cosa mi sembra si sia un’po’ persa con l’effetto del digitale. Ovviamente sì, l’effetto è sempre bellissimo, però mi manca un po’ vedere il grezzo del disegno, ma questo è un gusto personale ovviamente. Ecco nell’ambito pratico mi piacerebbe riuscire ad arrivare a questo e credo che il modo migliore sia iniziando a farmi conoscere e facendo tante esperienze.