Interviste d’Autore – Smeralda Nunnari

In che modo ha selezionato le poesie da inserire in questa collana? Perché la scelta è ricaduta su alcuni componimenti invece che altri?

“La scelta di selezionare questi miei ventiquattro componimenti è stata dettata dai miei sentimenti e dalle mie emozioni, cioè per usare una sola e al contempo efficace parola, dal cuore. Un altro criterio che ho adoperato per inserire determinate poesie e non altre è dovuto al titolo scelto dalla vostra Casa Editrice per la Collana: “Vie”. Ho pensato, infatti, di racchiudere diversi miei testi che spaziano dalla musica e l’arte in generale per arrivare, anche, alla letteratura e a temi sociali attuali, unendo ai miei vecchi cavalli di battaglia, componimenti più nuovi e recenti. Quindi, testi che provengono da vie diverse, ma che, secondo me, conducono tutte in un’unica direzione, la ricerca del Kalós kái Agathó», cioè del Bello e del Buono. Da me considerato, sempre, come motore e finalità di qualsiasi attività in ogni campo sia esso artistico o prettamente scientifico, perché se si ricercasse tale finalità in tutto, perfino nella politica, il mondo andrebbe sicuramente meglio!”

Come si è avvicinata alla scrittura e, in particolare, alla poesia? Quale funzione le attribuisce e perché?

“Ricordo che da piccolissima il mio gioco preferito era fare interviste. In quei momenti mia nonna che mi assecondava in tutto, veniva tartassata dalle mie domande diventando ora medico, ora attrice, ora musicista e così via… secondo i ruoli da me imposti, come una piccola tiranna! Ho iniziato a scrivere poesie anche per gioco, dedicandole a mio padre, a mia madre, a Gesù Bambino di Praga, al quale sono molto devota, ecc. Adesso, questa mia piccola passione è diventata un vero e proprio talento collaterale, crescendo, sempre più, fino a passare dalla funzione meramente ludica a quella catartica e trasformativa dell’anima. E spero che ciò valga per ogni mio lettore!”

Qual è il suo verso preferito tra quelli che ha composto?

“I miei versi preferiti sono quelli contenuti nella canzone Moi et les touches du piano (Io e i tasti del pianoforte): […] Sono dita, sono stelle cadenti, / che realizzano sogni e mi sento divina […]. E, comunque, tra i miei componimenti prediligo più di tutti quella decina che ho dedicato alla musica, perché ritengo che, tra tutte le arti, la musica assume un ruolo guida, un potere trasformativo. Perché riesce a essere universale, a parlare più di ogni parola e di qualsiasi immagine. E, attraverso questi miei componimenti, riesco a trovare sempre delle argomentazioni valide per dimostrare l’inconfutabilità di questa tesi. Un potere, quello della musica, che può condurci Usque ad inferos, usque ad sidera, come sostengo nella mia poesia I due poteri.”

I termini che sceglie di utilizzare nelle sue poesie sono ricercati e studiati oppure sono frutto dell’ispirazione del momento?

“Sicuramente entrambi! Forse, in alcune poesie, prevalgono parole più studiate, ricercate, direi quasi tormentate. E, in altre, i termini sono semplicemente frutto dell’ispirazione del momento. Penso che la prevalenza degli uni o degli altri dipenda dal tipo di componimento poetico. Cioè, se nella stesura del mio testo, mi ispiro a un determinato personaggio storico o letterario, a un musicista o a un suo componimento, in particolare, logicamente, è implicito in esso la mia conoscenza storica, letteraria, musicale, ecc. Ed è proprio quella conoscenza e i termini a essa relativi a guidarmi. D’altro canto, nelle mie poesie più personali, ovvero in quelle nate da particolari stati d’animo o in momenti specifici della mia vita sono proprio le mie emozioni e i miei sentimenti a guidare la mia mano, le mie parole e, quindi, le mie poesie e non viceversa.”

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