Come si evince dal titolo della sua monografia, tutte le sue fotografie sono in bianco e nero. Perché ha scelto questo stile fotografico? Trova che a differenza del colore abbia una maggiore carica comunicativa ed espressiva? Se sì, perché?
“Non posso dire che una cosa in particolare abbia scatenato questa passione per la fotografia, penso più che altro che mi sia entrata sotto pelle piano piano, nel tempo ho capito che mi piaceva scattare per poi arrivare a scegliere la fotografia in bianco e nero. Quando ho realizzato di avere un certo feeling con la fotografia ho iniziato a scattare ancora di più, sono completamente autodidatta e sono sincera quando dico che, se una mia fotografia suscita interesse o piace, mi fa ancora più piacere perché ammetto che non è stato facile capire alcuni meccanismi che ci sono nel mondo della fotografia anche perché non si smette mai di imparare.”
Nella sua monografia attraversa tutti i generi fotografici, dal reportage alla fotografia naturalistica, dalla street photography alla ritrattistica. È sempre stata un’artista poliedrica oppure ha allargato il ventaglio dei suoi soggetti nel tempo? Inoltre, c’è, tra questi, un genere che sente maggiormente suo?
“Non mi sono mai limitata ad un solo genere perché penso che nella vita si deve sempre osare, provare o quanto meno tentare. Non posso dire che preferisco uno stile a un altro perché se una cosa mi piace la faccio senza pensare se quello scatto appartiene o meno ad uno stile in particolare. Non so dire se in futuro mi fermerò ad un solo genere fotografico, per il momento mi godo questa forte passione e scatto
quello che mi piace.”
Se dovesse descriversi in qualità di fotografa utilizzando un solo termine, quale sceglierebbe e perché?
“Difficile come domanda. Essendo un’autodidatta, ho lavorato tanto per imparare e capire tante cose però mi piace pensare che le mie fotografie portino un punto di vista diverso dal solito quindi se dovessi per forza scegliere un termine allora quello sarebbe diversità.”