Intervista d’Autore – Francesco Zappia

L’amore per la scrittura poetica è nato da un evento scatenante oppure è stato un percorso naturale e maturato nel tempo?

“Ho iniziato a scrivere poesie senza sapere che mio padre Bruno, vostro autore pubblicato, sin da piccolo ha amato la poesia e scritto poesie. Escludo il fattore scatenante, piuttosto tendo a pensare che ci sia stato un richiamo naturale e inconscio. Questo richiamo si è manifestato quando ho trovato appassionante scattare, come fossi un fotografo, occhiate sulla realtà, su momenti di essa, attraverso la poesia, che oggi rappresenta un’esperienza irrinunciabile. Mio padre è stato l’inconsapevole mio maestro e io il suo inconsapevole allievo. A proposito di scatti, il mio ispiratore è Sebastião Salgado, fotografo umanista di indiscussa fama, ma economista e statistico di formazione, che ha saputo raccontare attraverso la fotografia gli scenari e le condizioni della vita. Il contenuto dei miei scritti è certamente influenzato dalla mia formazione giuridica e politico-economica, nonché dai miei studi di filosofia morale e revisione del pensiero economico dal punto di vista criminologico. Il terreno in cui mi calo è l’esperienza quotidiana e lavorativa: esercito a Milano la professione di Dottore Commercialista e, trattando la specifica disciplina di tutela del contribuente e processo tributario, incorro nell’analisi di contestazioni fiscali, spesso dai pesanti riflessi penali, che forniscono diverse opportunità di riflessione rispetto alle dinamiche dello Stato, delle persone e delle imprese nel contesto del diritto (dunque, della vita) nazionale ed internazionale.”

Nella sua monografia leggiamo la dedica alle “strade di carta che percorre con la sua famiglia”. Cosa vuole intendere con questa dichiarazione?

“Sin da giovane, la mia famiglia mi ha abituato alla libertà e, così facendo, mi ha trasmesso la capacità di costruirmi in autonomia gli itinerari della vita, anche accettando scelte molto diverse dal loro modo di vedere il mio futuro e le vie per arrivarci. Oggi stesso la famiglia rappresenta un cardine delle mie certezze, ma anche il contenitore sorprendentemente infinito di forza per affrontare ogni difficoltà. Quando penso a tutto questo vedo infiniti sentieri. Questi sono bianchi come il colore della libertà di cui ho goduto; sono di carta, perché su essa ogni impronta del cammino è, a mio modo di vedere, un pensiero che si cristallizza perché non si perda traccia di un passato che deve restare impresso e rappresentare il ricco bagaglio d‘esperienza utile al presente e al futuro.”

Sappiamo che questo volume farà parte di una trilogia, pertanto seguiranno a questo PoEtica e PoeSia! Ha già i testi pronti? In cosa si differenzieranno i volumi?

“Al momento sono impegnato nella scrittura di un saggio molto complesso di filosofia morale ed economia, che prende ispirazione anche dalle teorie e dalle opere dell’economista Jeffrey Sachs. Ma ciò non mi distrare affatto dall’attenzione rispetto al prosieguo e completamento delle due opere che seguiranno a PœNsieRI, la prima della trilogia; anzi, posso proprio affermare che affrontare le tematiche economiche oggetto del saggio è processo direttamente funzionale alla maturazione dei versi che comporranno PoEtica e PoeSia! Il nesso con PoEtica è evidente: la filosofia morale è una branca della filosofia, definita anche etica e si occupa dell’uomo, del suo comportamento e del suo costume. Proprio intorno a questo tema si svilupperà la seconda opera della trilogia quale esito del segmento esistenziale di maturazione di valori umani e civici, tutti sintetizzati nella cornice composta da principi di filosofia morale, società e senso civico ed economico tipici dell’ordinamento in cui la persona si sviluppa, a partire dalla famiglia. Mentre PœNsieRI può essere vista come sintesi di una prima giovanile fase dell’esperienza umana (giovanile ma non necessariamente breve come la gioventù anagrafica) che, spingendosi anche molto oltre la stessa adolescenza, coglie spunti legati alla vita quotidiana in generale (la propria innocenza e spontaneità, il modo di vedere ciò che affligge la società, i timori e i complottismi cui è facile credere, l’amore, la natura, la prima curiosa ricerca della speranza e della verità), PoEtica tralascia la spensieratezza o l’ingenuità e cala la personalità nel mondo dei diritti e dei doveri della persona responsabile anche rispetto alla collettività e altre questioni globali apparentemente distanti dal vicinato esistenziale dell’individuo. Tutte tematiche che mettono a dura prova l’uomo e la sua individualità, fino a sperimentare la propria intima capacità di accettarsi parte di una società ormai globale. Ma quale può essere il possibile esito di questi itinerari? Esso sarà bianco come il colore della carta delle mie strade o scuro e opaco tanto da deprimere la libera e dignitosa esistenza della persona a causa dei suoi stessi comportamenti irresponsabili, egoistici e socialmente dissonanti come quelli descritti, ad esempio, dal filosofo morale Adam Smith (cui ho dedicato la poesia Il mercato dell’amore) in The Theory Of Moral Sentiments? Qui entra in gioco PoeSia!: un epilogo quasi imperativo, non proprio ottimistico e guidato sia dalla mia passione per la poesia noir di cui E.A. Poe è indiscusso maestro, sia dal desiderio di spingermi fino all’affascinante genere noir per maneggiare in modo sperimentalmente e attualizzato storici principi filosofici morali ed economici fino a condurli verso possibili scenari cui può culminare il comportamento individualistico della persona se continuerà ad essere priva di quei sentimenti trattati dai giganti della filosofia morale ed economia civile, come Adam Smith e Antonio Genovesi. Tornando al genere noir un primo, forse timido, esperimento è rinvenibile in Serial killer, poesia in cui ho cercato di fornire una mia lettura della genesi della personalità di un criminale che, però, in qualche lontana parte della sua esistenza è stato certamente un innocente e incolpevole bambino; forse un taciturno amichetto d’infanzia che chiunque può aver incontrato.”

Il “ricordo” è una tematica che ritroviamo spesso nelle sue poesie… Lei è nostalgico dei tempi passati? A quale di queste poesie è più legato e perché?

“Non mi definisco un nostalgico del passato. Il ricordo è piuttosto un conforto e un bagaglio che non può mancare nel viaggio di chiunque nel proprio presente e verso il futuro. In un bagaglio si raccoglie tutto ciò che può servire anche in funzione di imprevisti futuri. Delle mie strade di carta verso il futuro gli imprevisti sono ovvi, ma ci sono anche le certezze costituite dai loro protettivi argini, ossia i valori che i miei genitori hanno impresso con l’esempio. Vero è che alcune poesie sono ispirate da ricordi, forse davvero nostalgici. In questo senso non posso non menzionare La stanza dei sogni, poesia dedicata a mia madre, e Delicata come sempre, dedicata alla mia nonna materna: due fatti davvero accaduti o, forse, due sogni davvero vissuti da cui ancora non sono uscito e dai quali, spero, mai uscirò.”

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