In che modo nascono le sue poesie? Sono frutto di momenti di vita reale e personale oppure le piace scrivere di sentimenti universali? L’amore per la scrittura poetica è nato da un evento scatenante oppure è stato un percorso naturale e maturato nel tempo?
“In un periodo in cui la civiltà sta compiendo passi enormi, quasi rende obsoleti pensieri che quasi erano il massimo delle concezioni della vita visiva come ad esempio le masse infuocate delle stelle foriere di vita come il sole ma anche di morte atomica che hanno creato e creano illusioni amorose solo benigne. Ciò non significa la negazione totale dell’universo perché sarebbe negare anche la vita della quale mi sento in assoluto di fare parte: sarebbe vedermi in modo negativo e quindi portato al suicidio. Quindi come umano ammiro i fiori e le cose che conosciamo belle perché con loro esistiamo o viviamo ma da soli, attraverso loro, prendiamo atto di essere. Questo fatto implica il possedere dei sentimenti che sino ad oggi non sono stati scalfiti se non sfiorati nella loro comprensione. In questo recondito angolo umano sono portato a tuffarmi in modo eclettico cercando di farmi trasportare in modo profondo nella loro inintelligibile spiegazione. Questa necessità, con molta probabilità, nasce dal fatto di sentire in modo spiccato la necessità umana di essere curiosi e di esplorare sempre dentro ogni cosa ed oltre: un ruolo nella società che ha la finalità di sentirmi vivo in quanto ne faccio parte lasciando gli eventi ai media. Con profonda empatia il mio animo si integra nelle situazioni maggiormente significative per potersi inserire nel concetto di universalità con le poche armi che possiede e con le peculiarità del linguaggio come mezzo di comunicazione in quanto inventato dall’imperfetta umanità.”
In che modo ha selezionato le poesie da inserire in questa collana? Perché la scelta è ricaduta su alcuni componimenti invece che altri?
“Non ho compiuto una scrupolosa selezione più di tanto perché di vita vissuta c’è poco anche se è comprensibile che gli eventi della mia vita hanno avuto la loro influenza sul modo di vedere le cose infatti quando uso il pronome io forse indico tutti; “io vibro”: ogni piccola parte dell’universo vibra quindi anche il lettore vibra ed ognuno cerca il “punto” e poi non sono “bimba rapita” né afgana né “migrante”… Da quando mi ricordo questa è la mia natura come ognuno di noi ha la sua.”
Ci piacerebbe che lei commentasse la sua poesia dal titolo “Bimbi tra due secoli”
dando al lettore la chiave giusta per comprenderla.
“Il componimento “Bimbi tra due secoli” avrebbe potuto intitolarsi “Bimbi tra due guerre” poiché è “frutto di vita reale” : un lungo momento durato per tutta la mia infanzia vissuta nell’eco della seconda guerra mondiale quando non esistevano gli odierni “aiuti umanitari”. Quell’orrore ha segnato profondamente la mia esistenza in quanto per “l’effetto Zeigarnik” secondo il quale vengono memorizzate le cose senza il loro perché, non sono mai riuscito a chiudere quel cerchio che s’infiamma ogni volta che anche un banale evento mi riconduce a quel periodo (es. vedere la cicatrice del vaccino antivaiolo effettuato con un coltello all’interno della mia coscia sinistra o la vista di un pomodoro che ho conosciuto in esemplare unico per tutta la famiglia all’età di sei anni circa e così via). Non so quante persone fra quelle che hanno vissuto nella Cagliari distrutta al 75% oggi compongono; ma alla vista, tramite i media, di quei bambini dallo sguardo smarrito di fronte a fatti che non capiscono e che li fanno sentire impotenti, non ho ceduto alla spinta di descrivere ironicamente fatti reali che mi porto dentro ma anche sensazioni e sentimenti che anche tutti i bimbi nelle guerre percepiscono con sofferenza inguaribile e di cui nessuno o pochi parlano. Vivendo nel litorale del luminoso golfo Degli Angeli di Cagliari con al centro il promontorio a Sella del Diavolo, non posso fare a meno di ammirarne le albe ed i tramonti ma da quel mare dove è nata la vita e che congiunge tutte le terre del pianeta, giungono visioni strazianti che interrompono il mondo fantastico. A quel filo conduttore che è il mare, il mio animo invia un messaggio d’amore per quelle bambine e bimbi che per “l’effetto Zeigarnik” cercano di fuggire dalla guerra: le guerre simbolicamente terminano con forme di trattati ma per i bambini durano per tutta la vita con disturbi post traumatici formando un esercito, assieme a chi li capisce e li ama, di un colore diverso.”