Come nascono le sue poesie? Sono il risultato di un processo creativo metodico e costante oppure istintivo?
“Non direi proprio che le mie poesie siano frutto di un lavoro pensato, metodico appunto. Le definirei quasi una valanga inevitabile a seguito delle tempeste che quotidianamente vivo. Sono una persona molto istintiva, ho sempre seguito l’intuito più che la ragione, e questo mi ha sempre resa una persona molto introversa, sentendomi incompresa e spesso mal vista dagli altri; quindi la poesia, ma in generale direi la scrittura, per me è diventata un urlo per esprimere le gioie e i dolori che chiunque prova sulla propria carne ed io, non sapendo parlare tanto apertamente così come scrivo, ho trovato nella poesia uno strumento per non lasciarmi soffocare dalle mie stesse emozioni; infatti, scrivendo riesco a costruire stabili recinti che possano in un certo qual senso frenare il forte vento che agita costantemente il mio animo.”
Il prefatore della collana Vie vol. 50, ha riconosciuto in lei una doppia anima: black che fa nascere i versi dal dolore e dal buio e un’anima white capace di cogliere delicati attimi di bellezza. Si riconosce in questa doppia visione sia in ambito poetico che nella sua vita quotidiana?
“Quando ho letto le prefazioni alle mie poesie, tanto del primo libro, che di quest’ultimo, ho sentito amplificato l’urlo interiore che io stessa spesso cerco di reprimere come fosse una bestia selvaggia affamata. Non ci sono parole più giuste nel definirmi un contrasto di bianco e nero; un’anima black, malinconica e cupa, che spesso sente schiacciarsi dal suo stesso male di vivere. E poi il bianco, la purezza, il candido desiderio di una vita sognata, disegnata a colori accesi, che in un certo qual senso riuscisse a farmi sentire meno l’angoscia che solitamente sento in petto. Credo che sia bello vedere le migliaia di sfumature che la vita colora per noi, ma nello stesso tempo so di essere caratterizzata e spinta dagli estremi, come se di ogni colore vedessi solo le tinte più cupe o quelle più brillanti, per questo credo che leggendo le mie poesie sia immediato definirmi un gioco di contrasti, un dipinto fatto di luci e ombre.”
Per quale motivo ha sentito il desiderio di porre la citazione “Con te/la sublime sensazione di appartenersi/oltre ogni ristretto confine della ragione” ad apertura della sua raccolta poetica? Quale valore le dà e cosa aggiunge al lettore?
“Come è facile intuire, essendo una persona che ha sempre cercato di superare i limiti, anche della ragione, è come se mi fossi sentita sempre in bilico tra reale e fantasia, tra ciò che si può toccare con le mani e ciò che possiamo solo limitarci a sognare. Così è come se mi fossi sempre sentita fuori luogo, fuori dalla gente comune, ma nello stesso tempo come se avessi sempre cercato, in maniera sublime quell’equilibrio tra reale e personale che mi permettesse di vivere quanto più serenamente possibile. E così la realtà per me è diventata una faticosa ricerca , appunto, un travagliato lavoro interiore che potesse in qualche modo innalzarmi e farmi uscire dal labirintico mondo della mia cupa ragione. Ho incontrato tante persone reali e fantastiche, come i milioni di personaggi che ho sempre letto nei libri, ma a un uomo in particolare (forse unico amore della mia vita) devo la sensazione suprema, sublime appunto, seppur breve e fugace, di sentirmi con un posto ben preciso nel mondo, di far parte di quel tutto cosmico che mi faccia sentire una persona fatta di carne e ossa e che mi salvi da quel limite oltre la ragione dove penso di vivere. Per questo a prefazione delle mie poesie, che ruotano quasi tutte intorno alle emozioni forti che questa persona nell’ultimo anno ha saputo regalarmi, ho voluto porre questa breve dichiarazione.”
Quale tra le poesie della raccolta sente più cara o rispecchia maggiormente il suo sé poetico e perché?
“Identificare una sola poesia della raccolta che possa in un certo senso descrivermi meglio, è piuttosto complicato, dal momento che, come detto anche prima, tutte nascono dalle emozioni che provo ogni giorno, da quando la mattina mi sveglio a quando la sera, stanca e spesso affranta, vado a coricarmi. Forse quella che più di tutte potrebbe esprimere questo mio mood così irrequieto, questo mio modo di vivere così al limite è Paure. La vita è come un palcoscenico e ogni giorno mi impegno per affrontare le sfide che essa mi pone dinanzi, indossando, da abile attrice, la maschera giusta che mi permetta di affrontare le mie personali sfide quotidiane. Non nego che spesso sento la sensazione opprimente di ritrovarmi dinanzi uno specchio la vita che difficilmente mi riflette o comunque raramente mi fa percepire come reale l’immagine quasi sfocata che esso rispecchia. Tra l’altro questo mio desiderio di evadere la realtà, che non è possibile leggere solo nelle mie poesie, ma rappresenta un po’ la mia filosofia di vita, mi fa sentire spesso alla fine vuota; come se alla fine della mia folle corsa nel rincorrere qualunque cosa io creda, sia un amore, una passione o comunque tutto quello che di un uomo fa un essere con emozioni, si concluda con il nulla, lasciando il mio cuore lacerato e la testa piena di pensieri e vuoti ragionamenti che raramente trovano in me una soluzione, facendomi sentire la paura di non avere effettivamente nulla di concreto tra le mani.”