Interviste d’Autore – Giovanni Carlin

Similitudini, descrizioni, atmosfere… la natura ha un ruolo importante nella sua poetica. In che modo le ambientazioni naturali influenzano la sua arte e perché le sono così d’ispirazione?

“Direi che la natura ha svolto e svolge tuttora un ruolo importante nei testi da me realizzati nel corso degli anni, e questo a partire dalla giovinezza. Le sue ambientazioni influenzano la mia modalità creativa e mi sono d’ispirazione principalmente per due motivi: uno di matrice osservativo-contemplativa, l’altro di matrice osservativo-“cinetica” ricettiva delle energie che colgo in essa. L’osservazione contemplativa (riferita ad un paesaggio o a un ambiente naturale circoscritto e colto nella sua apparente staticità) mi porta a una forma d’ “ascolto” per quanto vive in essa anche nella forma del silenzio. Da lì nascono versi che, “rivivendo” quell’ “ascolto”, cercano di esprimere poeticamente quanto da me percepito e interiormente assimilato. L’altra modalità (l’osservativo-“cinetica”) mi conduce a sentire in ciò che percepisco la dinamicità di quanto vive in certi ambienti naturali. In questo secondo caso il riferimento va soprattutto alle mie esperienze creative vissute osservando l’acqua e i suoi movimenti. In tal senso l’obiettivo primario, nella trasposizione in versi, diviene quello di esprimere con le parole soprattutto l’energia dei movimenti acquei nel loro diversificarsi nell’ambiente in cui nascono e si sviluppano. In entrambi i casi (osservazione contemplativa e osservazione-“cinetica”) l’esprimersi poeticamente si propone come finalità quella di portare il lettore/la lettrice a rivivere ciò che l’autore ha sperimentato e poeticamente creato di fronte ad un dato contesto naturale. Nelle mie versificazioni, infine, una terza fonte di ispirazione deriva dalla presenza della figura umana (generalmente femminile) inserita in un contesto di natura o metaforicamente identificata in uno dei suoi elementi (ad es. un fiore, l’acqua).”

La poesia di incipit presente in questa collana “Vaga nel cielo” possiamo ritenerla un manifesto della sua poetica? Perché ha ritenuto importante che fosse la prima?

“Si può rispondere affermativamente alla doppia domanda perché quel testo, pur nella sua brevità, è un esempio, in un certo senso emblematico, di cosa soprattutto io intenda per Poesia: ovvero quell’Arte attraverso la quale cerco di infondere Musicalità nei versi che scrivo. Non è nata certo oggi questa mia concezione. A livello personale è sorta molto tempo fa; nel momento stesso in cui mi resi conto che la disposizione delle parole presenti e il loro tipo, divenissero fondamentali affinché un verso, o più, potesse essere avvertito come musicale o meno. La Musicalità (in particolare la sua melodia) può infatti caratterizzare una versificazione facendo emergere un qualcosa di più generale che ponga in relazione armonica i versi d’una poesia in certe sue parti o integralmente. Obiettivo quest’ultimo, da parte mia non sempre raggiunto, che rappresenta qualcosa a cui ho cercato di tendere nella stesura di molti dei miei testi. Questo, in un modo non completamente riconducibile alla Poesia antica (Greca e Romana) o a quella successiva (dal Medioevo ai primi del ‘900), si collega all’assunto che la Poesia non è solo Contenuto (il Significato di quel che si scrive: la componente semantica) ma anche Forma. In tal senso, l’idea di Forma per me viene ad identificarsi con l’aspetto fonico che ha da connotare un testo poetico: ovvero la sua Musicalità. Quest’ultima non derivata semplicemente da versi che presentino una analoga quantità sillabica o da accenti che ne scandiscano il ritmo, bensì maggiormente caratterizzata dalla presenza di gruppi fonici quali allitterazioni, assonanze, consonanze (più di rado anche le rime) ecc. o di altri elementi capaci di rendere le mie poesie più fluide come ad es. i troncamenti, le inversioni sostantivali-aggettivali ecc.; le anafore in grado di conferire ulteriore senso ritmico in taluni testi da me ideati. L’idea guida è quella che l’aspetto formale dei versi possa meglio contribuire allo sprigionarsi dei sentimenti, delle emozioni, delle idee che stanno alla base dell’attività creativa dell’autore, favorendo una lettura più scorrevole e, di conseguenza, una miglior comprensione e maggiore empatia da parte del lettore.”

Lei ha dichiarato che dopo una pausa dalla scrittura ha ripreso utilizzando modalità differenti rispetto al passato. Che ruolo ha oggi la poesia nella sua vita e come si è modificato il suo stile nel tempo?

“In effetti si è trattato di una pausa assai prolungata, durata numerosi anni. Da quel periodo ne sono uscito scrivendo in modo diverso ma non abbandonando radicalmente lo stile di scrivere d’un tempo, rimanendo pertanto ancorato ai principi fondamentali riassunti nelle due precedenti risposte. Premesso questo, posso far presente che i testi delle mie poesie sono divenuti più lunghi, così dicasi per i versi che ne stanno a fondamento. Ciò è avvenuto, in particolare, nell’ambito della stesura di due poemetti e di una raccolta imperniata su momenti di vita di persone da me conosciute. Mi sento di affermare che la peculiarità “storica” dell’argomento trattato mi ha condotto a una sorta di Ipermetria del verso dove melodia e ritmo, pur presenti, tendono probabilmente ad essere meno percepiti all’ascolto di un orecchio musicale, in parte celati dalla lunghezza del verso stesso. Si può aggiungere che i testi di quelle raccolte potrebbero più propriamente essere denominati prose liriche anziché poesie. Successivamente ho continuato a comporre versificazioni di una certa lunghezza ma contrassegnate da versi tornati a farsi più corti; e parimenti a scrivere anche brevi componimenti poetici. Da ricordare, sempre in riferimento allo stile in parte modificato, l’utilizzo accessorio (pur se non esclusivo) in varie mie versificazioni di fotografie o, più raramente, di opere artistiche dalle quali trarre gli spunti immaginativi ed ispirativi per scrivere. Relativamente al ruolo attuale della Poesia nella mia vita, mi sento di dire che questo è il tempo (data l’età non più giovanile) del mio impegno a diffondere quanto di maggiormente qualitativo io sia riuscito a realizzare in molti anni. Ma al contempo di cimentarmi ancora con i testi poetici, soprattutto, quando l’ispirazione induce a mettere sulla carta quel che pulsa interiormente divenendo impellente bisogno da materializzare nella forma dei versi, non lasciandola andare da sola, e inascoltata, per la sua strada.”

Ricorda la prima poesia che ha scritto?

“La mia prima poesia la scrissi nell’estate del 1969 non ancora diciasettenne. Ne conservo tuttora la copia realizzata a penna. Lo si potrebbe definire un testo contrassegnato da un sentimento platonico, per niente passionale, nutrito nei riguardi di una ragazza, mia coetanea, che conoscevo soltanto di vista. Versi ancorati a immagini per nulla reali, pervasi da una sottile malinconia ma niente di più. Sentimento destinato a spegnersi assai presto per lasciar spazio a qualcosa di ben più intenso che stava per sopraggiungere. In ogni caso quella poesia aprì la strada al mio primo periodo compositivo protrattosi fino alla fine del 1970 e a quelli successivi nel tempo. Per questo motivo la ricordo con particolare affetto.”

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