Nella vita è una pianista e compositrice, ha iniziato invece a scrivere nel 2008. Come mai? Cos’è che l’ha avvicinata alla scrittura?
“Forse la solitudine… come causa contingente invece penso che abbia influito il mio trasferimento da Napoli a Campobasso, una nuova dimensione, direi radicale e, per certi aspetti, anche entusiasmante.”
“Le rondini tornano sempre in primavera” è il racconto presentato all’interno della collana Vele. Riporta la dedica “Alla mia Nenè” che è anche l’altra protagonista del racconto. Chi è, dunque, la sua Nenè?
“Nella storia vera era la sorella di mia nonna, musicista anche lei, morta a dodici anni di tifo. Nella dimensione letteraria direi una musa ispiratrice, o, come è stato giustamente scritto dalla critica, la stessa personificazione dell’arte.”
Il suo racconto parla di una storia familiare oltre che personale. Quanto c’è di autobiografico nel testo e quanto di immaginario?
“Di autografico la protagonista, il luogo (il borgo di Molise), il pretesto (la vendita della vecchia casa), alcuni personaggi del passato. Di immaginario, invece, la stessa impostazione del racconto: un dialogo con una meravigliosa fanciulla vissuta tra il 1910 e il 1923, fonte indicibile di mistero.”
Musica e scrittura hanno linguaggi diversi: preferisce le note musicali o le parole?
“Fanno parte di me entrambi: una sola lingua e due modi di esprimermi. Della scrittura amo la caratterizzazione, della musica l’emozione.”