Una delle storie d’amore più belle e celebrate di tutti i tempi, come dimostra la scultura di Canova, narrata nelle Metamorfosi dell’autore latino Apuleio. L’eterna lotta tra ragione e sentimento, tra Amore e Psiche appunto.
Psiche era una delle fanciulle più belle mai vissute e Venere, madre di Amore, era gelosa ed invidiosa della sua bellezza così ordinò a suo figlio di punirla: avrebbe dovuto far innamorare di lei, con le sue frecce, l’uomo più brutto della terra. Amore però, accecato dalla sua bellezza, si colpì da solo e si innamorò perdutamente di lei.
Ogni sera Amore, per poter vivere il suo amore “mortale”, si recava, al buio, nel palazzo di Psiche così da vivere notti di intensa passione a patto che lei non vedesse mai il suo volto. Una notte Psiche, spinta dalla curiosità, si avvicinò ad Amore con una lampada e, dopo aver fatto cadere una goccia di cera addosso a lui, lo svegliò facendolo scappare.
Dopo varie peripezie e messe alla prova da parte di Venere, che non accettava la relazione tra suo figlio e Psiche, i due riuscirono a convolare a nozze grazie anche all’aiuto degli altri dei che concessero a Psiche di bere l’ambrosia e divenire lei stessa una dea: dall’unione dei due nacque anche una figlia, Voluttà.
E come scrisse Apuleio: “Sic ignara Psyche sponte in Amoris incidit amorem.” “E fu così che l’innocente Psiche, senza accorgersene, s’innamorò di Amore.”