Interviste d’Autore – Matilde Bleggi

Ha già esposto l’opera “Mistero e fascino” mentre ora presenta il dipinto “Anima nell’ombra”. Entrambi ritraggono volti di donne. Cosa la porta a dipingere soggetti femminili?

“Non voglio cadere in questo caso nelle “tipiche letture psicologiche” che legano una tipologia di soggetto a vari e reconditi significati misteriosi quali, ad esempio, la fecondità o il rimando alla natura. Quello che posso sentirmi di dire, francamente, è che l’arte è spesso una manifestazione del proprio stato d’animo, dei propri pensieri e quindi autobiografica. Per questo la figura della donna nei miei quadri potrebbe essere inconsciamente riferita al mio “io”, pur non trattandosi di autoritratti. D’altro canto ritengo che la figura della donna si presti maggiormente alla bellezza estetica oggettiva e collettiva, grazie alla particolare delicatezza dei tratti credo possa infondere un senso di armonia interiore più importante rispetto a quella maschile, in cui prevalgono tratti più autoritari.”

Il disegno e la pittura hanno sempre occupato un posto importante nella sua vita. Le piacerebbe che l’arte potesse diventare anche il suo lavoro o preferisce che resti una passione?

“Bizzarro come questa  vostra domanda caschi un po’ a pennello, come si suol dire, in questo periodo della mia vita. Il 2021 non è stato un anno sereno per me, non a caso la scelta del quadro “Anima nell’ombra”. In un mondo in cui si è talmente presi dagli impegni di tutti i giorni, così incanalati socialmente a raggiungere quello che ci è sempre stato prefissato (“studiare per trovare un buon lavoro, lavorare per pagarsi macchina e mutuo, sposarsi, metti su famiglia, etc..”), mi domando se veramente sia “tutto qui” e se sia giusto che il fallimento del raggiungimento di questi obiettivi ci faccia sentire diversi, sbagliati. Mi chiedo se non sia lecito fermarsi un attimo per cercare di capire cosa è che effettivamente ci renda felici o ci faccia sentire realizzati. In sintesi, quello che voglio esprimere è che se potessi sostenermi e vivere una vita soddisfacente grazie alla mia arte, sarebbe un grande punto di ripartenza. Anche solo il fatto di poterci provare, non so in che modo, sarebbe un bel modo per reinventarsi.”

Si è trasferita a Venezia per proseguire i suoi studi. Quanta Venezia c’è nella sua arte? Quali caratteristiche ha preso da La Serenissima?

“Il periodo che ho passato a Venezia è ormai lontano, non so dire coscientemente quanto di essa si trasferisca nelle mie opere ogni volta che dipingo, anche perché ho iniziato a dipingere molto tempo dopo il mio soggiorno lì. Quello che so però è che Venezia mi è rimasta nel cuore, come i veneziani “veraci” che ho avuto la fortuna di conoscere e che sicuramente mi hanno temprato un po’ l’anima, sotto il suo influsso si è consolidato l’amore per la bellezza che già c’era e che l’arte esprime in tutte le sue forme. Venezia è una città unica, delicata ma allo stesso tempo irruenta, vera e cruda, fragile dal cuore forte! Come solo l’arte sa essere.”

Quali emozioni prova quando espone o presenta al pubblico i suoi quadri?

“In generale sono curiosa di sapere quali sono le opinioni del pubblico, soprattutto quando mostro le mie opere ai miei cari o ai miei famigliari e non nascondo che vi è sempre un velo di leggera “apprensione” perché so che i loro pareri sono sinceri e schietti. Se positivi mi sento gratificata. Le persone estranee sono più portate ad esprimere un giudizio più diplomatico, magari, che sia per educazione o per disinteressamento generale. Se non dovessero piacere, ovviamente, un sentore di delusione vi è sempre. In ogni caso bisogna sempre ricordarsi che l’arte è soggettiva e che un quadro che fa impazzire un individuo può risultare completamente indifferente ad un altro. Pensarlo, inoltre, aiuta noi stessi a superare un po’ la delusione di un commento negativo!”

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