Interviste d’Autore – Tobia Glorio

“Verifiche del digitale: sensore” è lo scatto che ha scelto per la collettiva. Una foto molto particolare: come è nata?

“È stato un colpo di fulmine, quando studiando Storia della Fotografia, un anno e mezzo fa, mi imbattei nel nome di Ugo Mulas. Rimasi colpito dal suo lavoro Verifiche: un lungo progetto fotografico concettuale che rifletteva sui fondamenti del linguaggio fotografico stesso. Da allora ho voluto portare questo suo ragionamento, per lui maturato in oltre trent’anni di carriera nell’era della pellicola, nella fotografia digitale, riscoprendo e analizzando in chiave personale i punti chiave di essa. È forse il mio progetto più complesso e ambizioso, di sicuro uno che mi porterò avanti per anni e lo vedo come un grande omaggio ad un grandissimo maestro della fotografia italiana e internazionale.”

“Lavora su progetti concettuali introspettivi per scoprire sé stesso e ragionare sul linguaggio fotografico” dice nella sua nota biografica. Può raccontarci uno di questi progetti su cui sta lavorando? In cosa consistono?

“Nei miei ultimi due progetti, Come e Perché, sto lavorando sempre su me stesso, ma non più su ricordi o demoni del passato, bensì sullo scoprire e capire meglio alcune parti di me che non conosco ancora a fondo. Dopo il lockdown ho iniziato a provare un forte senso di appartenenza al mio paese, San Gillio, che ho voluto meglio indagare, per scoprire le cause dietro a questo nuovo sentimento. É così iniziato il mio viaggio, che si è rivelato più profondo di quanto pensassi, alla scoperta di parti di me di cui non ero pienamente cosciente. Come è stato il primo capitolo di questa ricerca, dove ho esaminato nello specifico il modo in cui io mi rapportavo e conoscevo il paesaggio, e non solo, di casa mia. Perché vuole essere un’esplorazione dei legami intimi che stringo con il paesaggio che abito, in questo caso la Valle Grana. É una presentazione degli oggetti e dei luoghi con cui sono riuscito a connettermi, un mio sguardo sulla Valle Grana che può essere preso dai suoi abitanti come nuovo spunto di lettura della loro casa. Si è rivelata un’impresa non semplice dovermi confrontare con un luogo che non conoscevo e con cui ho avuto solo sei giorni per stabilire una connessione. Le fotografie del progetto sono il frutto della mia ricerca e rappresentano ognuna un legame differente tra me e l’oggetto fotografato. Ho cercato di andare alla radice e capire “perché” sono proprio quelli gli oggetti, scorci, luoghi con i quali sono riuscito a relazionarmi e sono diventati mediatori tra me e la valle. Tutti e due i progetti fanno parte di uno più grande, ancora in corso, che si chiama The journalist in cui utilizzo le famose “cinque W” del giornalismo come punto di partenza per conoscere meglio e più a fondo me stesso.”

È un fotografo di professione pur avendo solo 22 anni. È difficile farsi strada nel mondo della fotografia professionale? Quanto conta avere una formazione fotografica alle spalle?

“Purtroppo sì, soprattutto qui in Italia, dove il mio lavoro è svalutato molto dalla gente, e per la mia età. Molte volte capita, mio malgrado, che i clienti siano diffidenti o addirittura contrari ad affidare un lavoro ad un ragazzo di 22 anni, non considerando affatto le mie capacità come fotografo. Ancora più complesso è cercare di entrare nel mercato dell’Arte, che rimane ancora molto elitario e dispendioso agli inizi per noi giovani artisti. Avere delle basi molto solide, quali le mie per esempio, essendo Laureato in Fotografia, è di sicuro un must, che ti pone, in fatto di capacità e conoscenza, sopra una grossa fetta di concorrenza.”

Quali sono i suoi progetti futuri in relazione alla fotografia?

“Il sogno è quello di poter vivere lavorando come Artista di fama internazionale, esporre in gallerie, musei e vendere le mie opere. Voglio poter ispirare altri come altri hanno ispirato me, e far crescere e maturare una cultura visuale che in Italia non abbiamo, ed è anche per questo che, una volta affermato, vorrei cimentarmi anche nell’insegnamento di questa meravigliosa forma d’arte.”

Verifiche del digitale: sensore
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