Il suo scatto “Le forme del silenzio” è un bianco e nero. Preferisce questo tipo di effetto nelle foto? Trova che conferisca alla fotografia un valore aggiunto?
“Sono solito scattare in bianco e nero, sia in analogico che in digitale, per una questione di impatto visivo. Trovo che vi siano delle tonalità e delle sfumature che tendono a perdersi in un’immagine a colori. O, per meglio dire, su cui l’occhio tende a soprassedere.”
Nella sua nota biografica scrive: “Si diverte a scattare e archiviare istantanee di vita ordinaria, rubata, ai margini, invisibile.” Può spiegarci meglio cosa intende?
“La fretta è il peggior nemico dell’attenzione. Nella quotidianità che ci travolge non siamo più abituati a cogliere o a soffermarci sui particolari che ci vengono regalati. Il tentativo delle mie fotografie è quello di incastonare quello che uno sguardo perennemente disattento tende a far fuggire, per restituirlo in un secondo momento in tutta la sua freschezza.”
Vorrebbe trasformare la fotografia in un mestiere vero e proprio? Che tipo di fotografo sarebbe?
“Come tutti i sogni vale la pena pensarci… ma non è più questo il tempo. Mi piacerebbe comunque continuare a godermi la fotografia sfruttando fino in fondo la luce naturale, arte in cui eccelle il maestro Salgado.”
Come e quando è nata la sua passione per la fotografia?
“Tanti anni fa, con in mano una vecchia AGFA di mio nonno che feci aggiustare. Da lì iniziai questo personale percorso di scoperta.”