Interviste d’Autore – Monica Annalisa Quargnali

Per l’autrice Monica Annalisa Quargnali la poesia prevede un momento di gestazione, un travaglio e un parto, come se i suoi componimenti fossero figli. Dopo un lungo periodo di pausa dalla scrittura, Monica ha riscoperto il piacere della scrittura.

Nella sua nota biografica scrive: “Dopo oltre quarant’anni, durante i quali la vita le ha chiesto altre “parole”, ha ripreso ad affidare ai versi il suo vissuto.” Può spiegarci meglio cosa intende?

“Intorno ai 20 anni scrivevo poesie, improvvisamente ho smesso senza neppure rendermene conto. Ho imparato a lottare per sopravvivere fin dalla più tenera età. Le “parole” che la vita mi ha chiesto sono state tutte quelle che ho utilizzato nelle decisioni importanti, a volte senza che vi sia stata nemmeno la necessità di pronunciarle. Tra queste possiamo considerare l’adozione di mia figlia (orfana bielorussa adottata da maggiorenne dopo diversi anni di ospitalità attraverso una Associazione della quale adesso sono il Presidente); il matrimonio avvenuto in piena consapevolezza che andavo incontro a momenti estremamente difficili a causa dei rapporti tra mio marito e la ex-moglie; la malattia di mio marito, durata molti anni, che mi ha imposto scelte complesse. Ho ripreso a scrivere su insistenza di un poeta conosciuto casualmente su Instagram, e mi sono resa conto che dentro me vi era un vissuto che premeva per venire alla luce.”

Tutte le sue poesie hanno come titolo una data: quanto è importante per lei fissare il periodo in cui ha scritto certi versi?

“Ho iniziato a scrivere la data come momento della “nascita” del componimento. Il mio modo di scrivere comporta una gestazione (coincidente con il vissuto), un travaglio (quando mi ritrovo a riconoscere un insieme di parole che cercano di focalizzarsi in versi) e un parto (il momento in cui riconosco nelle parole i versi e la composizione mi porta alla chiusura dello scritto). In quel momento è come se avessi portato al mondo una parte di me, di quello che sono, di quello che provo.”

Una dei componimenti contenuti nella collana recita: “Dentro me un cuore di vetro. Ho timore si rompa. Non permetterò di sfiorarlo a nessuno, che non conosca il dolore che custodisce.” La paura di soffrire incide in qualche modo nella sua vita e nelle sue relazioni?

“Cerco di proteggermi da chi possa ferirmi. La sensibilità mi permette di accorgermi quando qualcuno mi può fare del male, soprattutto intenzionalmente. La vita, anche ora, continua a chiedermi coraggio nell’affrontare “sofferenze” che non posso evitare e non vi è paura nel mio viverle.

Le sue poesie sono molto malinconiche, le definirei “crepuscolari” anche per l’attenzione ai dettagli. Lei come definirebbe la sua poesia?

“Onestamente non saprei definire il mio modo di scrivere, lo lascio fare agli altri. Mi fa molto piacere quando mi dicono che generano emozione in chi le legge.”

Al termine delle poesie si firma #maq. Cosa significa?

“Si tratta di una sigla con le iniziali del mio nome. Al momento firmo così, oppure per esteso come – monica annalisa quargnali -.”

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