Marco Raineri, giovane poeta e cantautore, ci dà la sua visione di poesia ricca di influssi hip-hop: ogni testo cela un segreto che, grazie alle parole del poeta, deve essere svelato al e dal lettore.
Marco Ranieri in arte Markrain. Può spiegarci da cosa deriva questo pseudonimo?
“Questo pseudonimo deriva dall’unione tra il mio nome e il mio cognome trasposto in inglese. Mi sono poi reso conto che risultava anche palindromo. Mi sono ispirato molto alla cultura hip-hop per questo tipo di firma: non scrivo solo poesie ma anche canzoni.”
Nella poesia “Scacco matto” un suo verso recita “La scelta non è tra una pedina e la regina. Io voglio essere il giocatore.” Cosa vuol dire per lei essere un giocatore nella vita?
“In quella poesia ho cercato di introdurre elementi grafici ispirandomi sia ai Futuristi che alla cultura hip-hop, dove la pagina diventa una sorta di muro. Il quadrato bianco e quello nero sono come scacchiere intese anche come gabbie: il giocatore è invece posto al di fuori della scacchiera perchè ha il controllo della propria vita. Scacco matto è un gioco di parole perchè effettivamente una pedina qualunque della scacchiera, se pensa fuori dagli schemi, potrebbe essere considerata “matta”.”
Nella sua biografia racconta di aver affrontato la depressione. La poesia è stata d’aiuto per alleviare i suoi momenti più bui?
“Sì, molto mi dicono che l’arte sia una cura: è vero, può permetterti di sfogare molte emozioni ma per avere una cura bisogna rivolgersi ad un professionista. Noto che gli artisti si isolano ritenendo che l’arte sia la loro cura ma spesso diventa solo un’ossessione che peggiora la situazione: un pharmakon nell’accezione greca di rimedio/veleno.”
Quale posto occupa la poesia nella sua vita? Cos’è per lei la poesia?
“Dipende dai periodi: ci sono stati momenti in cui ha occupato il 90% dello spazio nella mia testa. Pensavo spesso alle parole e a come verbalizzare qualsiasi cosa. Attualmente non è più così, se riesco a schiarire la mia mente mi concentro molto di meno sulla poesia. Ci sono momenti in cui sono più ispirato che coincidono con il mio risveglio interiore ma non è sempre facile conciliare la poesia con i miei studi di medicina: mi sono reso conto che le due cose per me entrano in contrasto l’una con l’altra perché ho bisogno di concentrarmi su un’attività alla volta. Per scrivere ho poi bisogno di vivere esperienze ed in questo periodo di reclusione non ho vissuto così a pieno da avere l’ispirazione giusta per comporre versi. Per me la poesia è una qualsiasi cosa che celi un segreto, non per forza devono essere parole. Nelle poesie scritte soprattutto ci ritrovo un insegnamento del poeta che non è stato compreso da tutti: è quello il segreto che deve essere svelato dal lettore.”