Intervista a Maria Francesca Borgogna, autrice della silloge “Nel breve arco di un baleno”. Una raccolta che nasce da riflessioni di vita profonde ed intime in cui ogni parola è scelta con accuratezza.
Leggendo le sue poesie contenute nella silloge “Nel breve arco di un baleno”, si nota subito una grandissima attenzione al lessico e alla scelta dei termini. Come compone i suoi versi?
“Sicuramente c’è la parte di ispirazione che a volte parte proprio dalle parole. Provo un fascino particolare per le parole, ho sempre pensato che ci fosse qualcosa di magico in loro. Possono avere tanti significati e sfumature, vanno a scavare nel profondo di noi stessi. Una parola è come un’illuminazione: chiaramente a volte rileggo e sistemo ma il più delle volte è la parola che mi apre la strada per l’ispirazione.”
In che momento della sua vita è nata questa raccolta poetica?
“Una parte delle poesie sono state scritte anni prima della pubblicazione, la maggior parte le ho scritte nel novembre 2019. Sono la summa di quello che ero, le poesie della maturazione e le riflessioni di una vita che andava verso la maturazione, anche dopo tutta una serie di eventi che avevano portato dei cambiamenti e dunque una visione della vita diversa: più calma e più riflessiva. Più disponibile a vedere gli aspetti positivi e ad accettare anche le negatività e volta al perdono di sé stessi e degli altri.”
C’è una poesia che le sta particolarmente a cuore? Perchè?
“Non saprei, forse una delle ultime perché è anche una poesia di speranza. Tira le conclusioni di tutta la raccolta ed è: “La semina”. Una volta tirate le somme di tutta quella che è stata la vita fino a quel momento, senza voler dimenticare niente, bisogna rendersi conto che è necessario andare avanti e seminare nuove cose proprio partendo dalla memoria del passato, avendo però la forza di seminare e di andare avanti.”
Che posto occupa la poesia nella sua vita?
“Occupa un posto molto importante perché mi dà la possibilità di vedere le cose in maniera diversa e mi dà la forza di riuscire a vedere nelle pieghe della vita e di superare i momenti più pesanti e più difficili perché si scorgono mille possibilità che altrimenti non si riuscirebbero a vedere. Se fossimo miopi e vedessimo solo quello che è vicino ed evidente, molto spesso vedremmo solo cose negative: avere uno sguardo più meticoloso e attento alle piccole cose è sicuramente un aiuto. Recuperare queste piccole cose attraverso l’ispirazione poetica fa sì che prendano vita e diventino poesia.”
Se dovesse descrivere con una parola il suo stile, quale sarebbe?
“Questa è una domanda difficile. Quando ho presentato il libro ho detto che erano delle poesie “on the road”. Nel senso che non si rifacevano ad uno stile particolare o ad un poeta in particolare ma erano delle poesie nate viaggiando sulla lunga strada che è la vita. Sono venute fuori da sole e in questo senso sono fuori da uno schema preciso. Non saprei, forse qualcun altro rispetto a me potrebbe dirlo meglio. Non utilizzo uno schema, sicuramente avendo letto molti poeti avrò raccolto e fatto mio il modo di essere di tanti.”
Sta lavorando a nuovi progetti?
“Sì, il lockdown ci ha un po’ fermato fisicamente ma mentalmente diventiamo iperattivi. Ho ripreso anche a dipingere e disegnare, sto lavorando a dei progetti. Ho pubblicato ultimamente con una piccola casa editrice un libro di piccole favole per bambini. Vorrei ritornare anche alla poesia, ho un’idea: creare una sinergia tra fotografia e poesia.”