Dantebus Recensioni – “Il foglio e la penna sono i miei compagni”

Intervista a Dorel Caruso, autore delle sillogi “Riflessi d’ombra” e “Orfeo”. Una poesia immediata e crepuscolare, ricca di riflessioni interiori.

La sua silloge poetica “Riflessi d’ombra” contiene brevi poesie, simili ad aforismi. Preferisce una scrittura più immediata? Perché? Quali sono i suoi modelli?

“Mi sono sempre trovato a scrivere d’impatto, con poesie quasi in forma di prosa. Non mi sono mai chiesto quale fosse lo stile giusto ma volevo che venisse dal cuore e che fosse più fruibile per i lettori. Mi ispiro ad Emile Cioran e anche a molti filosofi come Nietzsche. Solitamente scrivo mentre ascolto musica e la penna va da sola, a volte mi chiedo se a scrivere sia io o i miei sentimenti. Prediligo la musica classica mentre scrivo così da potermi concentrare sulle parole che mi vengono in mente, a volte ascolto anche l’heavy metal che con la sua durezza mi aiuta a ritmare le mie poesie. I momenti in cui siamo soli sono quelli più intimi e il foglio e la penna diventano i miei unici compagni.”

Quando ha iniziato a scrivere poesie?

“Mi sono approcciato a questa forma d’arte inconsapevolmente, scrivevo ma senza sapere cosa stessi realmente facendo. Una volta ero con un amico che mi disse: “Bello ciò che scrivi, perché non apri un blog?”. Di lì a poco ho aperto questa pagina Facebook e senza rendermene conto sono arrivato a raggiungere persone che neanche conoscevo. Con il tempo ho anche cambiato scrittura, da brevi frasi sono arrivato a scrivere componimenti più lunghi. Sono un amante di tutte le forme d’arte: ho fatto quattro dipinti nella mia vita, quando ho avuto il famoso blocco dello scrittore ho iniziato a dipingere. Ho dipinto una rosa, un tavolo, ma di fatto non ho uno studio dell’arte pittorica. Ho realizzato anche un autoritratto che però non ho mai completato, forse lo finirò.”

Nella sua poesia “Onde oceaniche” fa riferimento al suo essere stato etichettato come “diverso”. Partendo da una sua esperienza personale ha voluto lanciare un messaggio di solidarietà?

“Nelle mie poesie c’è un messaggio che fa un chiaro riferimento a quello che è stato il mio vissuto e c’è anche l’intento di risvegliare le coscienze altrui. Nella mia breve esperienza in una comunità molte persone si sono ritrovate nei miei componimenti, perciò, i miei aforismi non sono altro che un messaggio di speranza: la vita è dura ma rialzarsi è sempre possibile.”

Nelle sue poesie si parla spesso di amore. Quanto conta per lei? Qual è la forma d’amore più potente?

“Bella domanda. Io pur non essendo sposato definirei la mia compagna come l’amore della mia vita. Un anello non definisce un vincolo o un legame, lei sarà per me sempre e comunque la mia compagna di vita. Il filo rosso dell’amore esiste, noi esseri umani per amore facciamo molte sciocchezze, molto spesso legate alla gelosia: il troppo amore soffoca il partner ma l’indifferenza estingue l’amore. Perciò, io non credo nell’amore ma nella forza di questo sentimento se entrambe le persone ci credono. L’amore familiare rimane l’amore più unico ma deve essere dato da genitori che ci credono davvero.

Un verso di una sua poesia recita: “Da quando sono felice non riesco a scrivere più”. Dunque per lei la scrittura è una terapia? Oppure ritiene che il dolore sia maggiore fonte di ispirazione rispetto alla gioia?

“Quando cerco di creare una nuova poesia mi rifugio in quelli che sono stati gli attimi del dolore non perché mi faccia piacere ma perché ricordare che ci siano stati quei determinati attimi mi fa ricordare che in questo momento io sono una persona nuova e che non sono ricaduto negli sbagli precedenti. Quando ho scritto quel verso mi sono reso conto di aver voltato pagina e di essere felice: cambiando capitolo non dimentico ciò che sono stato e ho vissuto ma sono diventato più forte. La mia poesia è indubbiamente crepuscolare e cupa in un certo senso. Una volta letto Cioran ho pensato: “Quanto è triste questa persona!” ma allo stesso tempo era profondo e interessante.”

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