A lezione con Dantebus – Parole dannunziane

Gabriele D’Annunzio, esteta (non estetista, mi raccomando!), personalità eclettica e a dir poco originale. Tutti noi conosciamo le sue imprese belliche e “pubblicitarie” come il celebre volo su Vienna quando lanciò dagli aeroplani migliaia di manifesti tricolore con un’esortazione alla resa e a porre fine alla guerra.

D’Annunzio fu anche un inventore di parole: la maggior parte di queste le utilizziamo quasi ogni giorno!

Il termine scudetto ad esempio è stato coniato da D’Annunzio durante una partita di calcio nel 1920 durante l’occupazione di Fiume. Decise dunque di definire scudetto il triangolino cucito, dietro sua indicazione, sulla divisa.

E il tramezzino? D’Annunzio, in visita a Torino, assaggiò un particolare tipo di panino farcito con burro e acciughe ed esclamò: “Ci vorrebbe un altro di quei famosi tramezzini!”. Da quel momento la pietanza prese questo nome dannunziano.

La parola automobile non è certo stata coniata da D’Annunzio ma a lui si deve il genere femminile. Quando fu prodotta era declinata al maschile in quasi tutte le lingue ma nel 1926 l’intervento di D’Annunzio fu decisivo per renderla femminile: l’automobile per D’Annunzio aveva infatti “grazia, snellezza e la vivacità di una seduttrice”. 

Che dire invece dei vigili del fuoco? Prima il termine corrente era pompieri ma il Vate, rifacendosi ai vigiles dell’antica Roma suggerì di cambiare nome a questo importantissimo corpo civile. 

Rinascente. Il famoso grande magazzino deve il suo nome al poeta. Nel 1917 un incendio devastò “i grandi magazzini dei fratelli Bocconi” e così D’Annunzio coniò questo nome proprio per indicare la rinascita di questi magazzini dopo la tragedia che li aveva colpiti.

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